Buonasera (o buongiorno, dipende da che ora leggerete) cari lettori, oggi parliamo dell’archetipo “mutaforma”.

Oggi si prosegue in ordine (ma non cronologico) saltando per ora la figura del Messaggero e andando a presentare, invece, quella dell’archetipo “Mutaforma

Prima di proseguire tuttavia facciamo assieme un breve ripasso delle varie tappe che il nostro “Eroe” ha già affrontato nel proseguo di questa rubrica.

Siamo partiti dalla sua personale Realtà Ordinaria, rappresentata il più delle volte come un ambiente tranquillo, sereno, domestico, dal quale l’Eroe non vorrebbe mai e poi mai allontanarsi.

A un certo punto, subentra il nostro fantomatico Mentore, che giunge a istruire l’Eroe e a spingerlo verso il richiamo all’avventura alla volta della Realtà Straordinaria.

Di seguito, il nostro protagonista, volente o nolente, si ritroverà a dover affrontare il viaggio, scontrandosi con il suo primo ostacolo, varcando quindi la sua Prima Soglia, dove lo attenderà il Guardiano.

Una volta superate le prove sottoposte da quest’ultimo, l’Eroe diviene infine pronto ad affrontare le mille peripezie della nuova realtà. Peripezie che a volte si nasconderanno dietro volti benigni, alleati fidati, o personaggi sul quale l’Eroe ha investito eccessiva fiducia, spesso peccando di zelo e superficialità, o anche di ingenuità.

Tutti i volti dell’archetipo del Mutaforma

Di per sé il nome dovrebbe essere abbastanza eloquente, in quanto il Mutaforma si presenta, forse, come la figura archetipica più eclettica dell’intero ettagramma Junghiano.

Sì, perché ogni Archetipo va a ricalcare, all’incirca, un ruolo bene o male delineato, netto e definito, dal quale è possibile aspettarsi determinate caratteristiche sin da subito. Il Mutaforma, invece, non si mostra mai chiaramente per quello che è.

Egli è infatti destinato a instillare dubbi, domande, paure, insicurezze nel cuore dell’Eroe, e di conseguenza, in quello del lettore.

Definizione

La spiegazione letterale dell’archetipo “Mutaforma” è la seguente:

Esso è colui che “veste” diversi abiti, incaricato di essere cangiante di forma e di aspetto. È un amico che diventa un nemico, o un nemico che diventa un amico. Ha la funzione intrinseca di seminare sospetti, di creare incertezza e di ritardare l’azione della narrazione. Esso è legato in modo simbolico sia all’anima che al pensiero dell’Eroe, il quale si attanaglia di dubbi crescenti a ogni passo intrapreso verso il raggiungimento della propria meta. Esso è anche espressione dell’inconscio femminile nell’eroe maschile e di quello maschile nell’eroina femminile. Necessario (come gli altri Archetipi del resto) al cambiamento dell’Eroe e alla sua evoluzione spirituale/caratteriale, nonché principale fonte di sconvolgimento psicologico del nostro protagonista.  Il Mutaforma è infine una voce fortemente ambivalente, seminatore di caos e discordia, oppure di ordine e rigore.

In sostanza, esso è l’elemento di caos intrinseco, ciò che più sconvolge le direttive della Realtà Ordinaria da cui il nostro Eroe è partito. Ultima prerogativa, da non sottovalutare affatto, è quella di mantenere la suspance per tutto il corso della vicenda (o quasi).

Alcuni esempi

Vediamo alcuni Mutaforma più famosi che volgono da figura negativa a positiva, e viceversa.

Ditocorto

Personaggi del calibro di Petyr Baelish, alias “Ditocorto” della fortunata serie di libri/tv “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”.

Baelish si mostra come una personalità mutevole sin dal principio, a volte fedele agli eroi, altre invece molto infida e scaltra.

Da Ditocorto non si sa mai che cosa aspettarsi, fino al momento della sua terribile rivelazione nel primo atto di tradimento nei confronti del lord Eddard Stark.

Una figura che da positiva muta verso la negatività. Dapprima nei comportamenti e nei suoi sottotesti. E, infine, in modo fisico ed esplicito nel suo scellerato operato di tradimento, rivelandosi come l’incarnazione precisa di un “aiutante” che volge verso “l’ostacolo”.

Piton

Al contrario, volendo analizzare un altro esempio di archetipo del Mutaforma (dal percorso inverso), prendiamo Severus Piton, della saga magica della Rowling.

Piton ci viene presentato da subito come un individuo controverso, al limite del riprovevole.

I suoi continui scherni nei confronti di Harry Potter fanno sì che il più delle volte i lettori lo abbiano in odio. Identificandolo come un nemico e aspettandosi continui colpi bassi e biechi trucchetti dal suddetto.

Tuttavia, mano a mano che si procede nella narrazione, questi elementi vanno via via scemandosi, nell’estremo atto di redenzione finale.

Entrambi i personaggi ricalcano un percorso di “evoluzione” dal negativo al positivo, e viceversa, fortemente ambivalenti, ma bene o male lineari.

Gollum

Colui che ricalca  la totale e continua bipolarità dell’archetipo del mutaforma (e andiamo a nominare Tolkien) è senza dubbio  Gollum/Smeagol. Il vecchio portatore dell’anello, la cui mente appare spezzata e consumata dalla follia dell’unico.

Gollum è puro e continuo eclettismo, da lui non sai mai cosa aspettarti, frutto anche della sua personalità doppia e contrastante. Smeagol si rivela contemporaneamente sia come un alleato, sia come un nemico, andando a mostrare questa forte ambivalenza persino nei suoi ultimi momenti di presenza nell’opera.

Questo personaggio, a mio parere, rispecchia perfettamente il concetto di Mutaforma per come Vogler, Campbell e Jung prima di loro, volevano farlo intendere.

Le differenze tra l’archetipo “mutaforma” e quello “imbroglione”

Alle volte, la figura dello Shapeshifter, però, può essere confusa con quella del Trickster (Imbroglione), che incarna, nell’immagine comune, valori e ruoli molto simili.

Nell’elenco di Jung, però, il Trickster va ad assumere un ruolo completamente diverso.

Allora perchè fare questo paragrafo?

Intanto voglio essere sincero con voi: il Trickster (mitologicamente parlando) è una figura che mi affascina molto, moltissimo.

Quando mi ci sono imbattuto, non ricordavo che nell’elenco Junghiano questo termine venisse associato a questa immagine del Trickster-Imbroglione. Una figura dal ruolo opposto a quello mostrato nell’immaginario popolare, che invece mostra molti più punti in comune con il temperamento e l’indole del Mutaforma.

Per Jung l’Imbroglione è una figura positiva, una spalla comica, un aiutante scanzonato dell’Eroe.

Tuttavia non voglio soffermarmi troppo ad analizzarlo adesso, in quanto esso sarà materia di discussione per un articolo futuro.

Ciò che mi ha sorpreso, però, è stata per l’appunto la grande differenza tra il Trickster Junghiano e quello presentato nella Mitologia convenzionale.

Archetipo del Mutaforma=Trickster Divino

Nell’immaginario folcloristico, più o meno divino, il Trickster viene mostrato come il seminatore di discordia. Un furbastro e scaltrissimo mentitore, il quale spesso, mediante incredibili sotterfugi, riesce a uscire sano e salvo dalle situazioni più spiacevoli, delle quali tra l’altro, egli è spesso artefice.

Premessa

Il Trickster divino si mostra come un ladro, un briccone, un attaccabrighe. Ed esattamente così che l’archetipo del Mutaforma Junghiano mette in moto cambiamenti imprevedibili nelle storie e nei miti.

Nella visione cosmogonica, egli non partecipa mai al processo di creazione del mondo, ma spesso vi si affianca come un “co-creatore“. Donando alla creazione aspetti assurdi e bislacchi, a cui il Creatore padre non aveva mai pensato.

Alternativamente, il Trickster può porsi come distruttore del mondo conosciuto, diventandone il Creatore a sua volta, di uno molto differente, elaborato più a propria immagine ed esigenza.

Inoltre, esso viene presentato spesso come un lestofante capriccioso, quasi totalmente privo di inibizioni, irrispettoso di tutte le regole e leggi e indifferente a ogni forma di tabù, sfidante inesorabile delle divinità del Pantheon di cui fa parte, nonché smascheratore di tutte le ingiustizie perpetuate dal suo Creatore.

Insomma, il Trickster divino è una fonte inesauribile di caos e disordine.

Valori

Se avete ragionato e riflettuto nel mentre della descrizione, vi sarete già fatti un’idea dei valori incarnati da questa figura.

Valori che sono fortemente legati all’istinto oscuro dell’uomo, alle pulsioni sessuali, al desiderio di irriverenza e di anarchia, al contrasto quasi inconscio verso ciò che è rigido, duraturo ed empireo.

È proprio questo che rende il Trickster una figura dalla forte dualità, esattamente come quella del Mutaforma.

Esso rappresenta un essere in grado di scardinare convenzioni e disintegrare preconcetti, alle volte anche i più radicati.

Proprio per questo motivo ci appare, oltre che come figura portatrice di caos, alle volte anche come fonte primaria di cambiamento, positivo e negativo insieme.

Un male necessario che gli Déi superiori e illuminati non si sentono di perpetuare e che relegano nelle mani infide e abili del Trickster di turno, che non si fa mai problemi a sporcarsele pur di trionfare nel proprio intento, che spesso non differisce nemmeno troppo da quello dei suoi superiori, seppur totalmente diverso nella forma.

In sostanza

Il Trickster è colui che utilizza ogni mezzo per raggiungere un fine, senza porsi nessun problema derivante dai preconcetti e dalle credenze umane (o divine) e il suo compito è non tanto quello di impedire che il male venga compiuto (in quanto spesso ne è fautore primario), quanto quello di favorire la capacità degli uomini di discernere tra bene e male, proprio grazie alle sue azioni.

Spesso, dopo ogni disordine causato dalle conseguenze delle sue malefatte, emergono nuovi valori che gli uomini imparano ad assegnare a specifiche condotte.

Un po’ come la maturità dell’individuo che emerge prepotente dopo un lungo periodo di sofferenza, che porta la coscienza singola a interrogarsi sui valori veri dell’esistenza, ridimensionando quelli superflui.

Senza dilungarmi su esempi troppo lunghi, basta che pensiate alla figura divina di Loki, dio degli inganni e delle malefatte, essere centrale di moltissime vicende riguardanti il Pantheon Nordico, spesso fautore delle trame e dei disegni caotici più assurdi.

Il perché queste due figure così simili, (Trickster e Shapeshifter) siano manifestate in modo totalmente differente nello schema Junghiano mi è poco chiaro, tuttavia voglio credere che questo si manifesti solo come un problema di incorretta nomenclatura, date le funzioni che ambedue gli “Imbroglioni” perpetuano nel ruolo dello sviluppo caratteriale dell’Eroe.

Forse la sostanziale differenza risiede nel fatto che laddove il Mutaforma agisca, per il più delle volte, per mero interesse e tornaconto personale (nel caso esso si riveli malvagio), il Trickster porti invece avanti un disegno molto più ampio, una visione più collettiva che volge anche a un insegnamento per il genere umano, a un monito, ponendolo quindi come una figura “malvagiamente buona” e non fautore di un male fine a se stesso, e che non conduce mai a nulla di buono.

Queste peculiarità, rendono alle volte gli intenti del Trickster divino più comprensibili di quelli di un comune imbroglione egoista.

Inserire l’archetipo “mutaforma”

A differenza delle altre volte, oggi faccio una discreta fatica nel fornirvi un consiglio, più o meno originale, su come inserire questo Archetipo all’interno della vostra opera, data la sua incredibile versatilità e adattabilità a ogni situazione.

Il Mutaforma può essere qualunque cosa e qualunque persona.

Con esso potete letteralmente destreggiarvi e fare sfoggio delle vostre migliori doti creative.

L’unico consiglio che posso darvi è quello di fondere le particolarità delle due figure sopracitate, per tentare di ottenere un personaggio che appaia complesso, motivato nella sua follia, che si erga a disordine necessario e che instilli nel protagonista, oltre al dubbio sul suo ruolo, anche sull’eticità stessa del suo operato.

Il suo fine appare condivisibile, ma il suo mezzo è quanto mai drastico e discutibile, di conseguenza posso io, Eroe, essere in grado di condannarlo e di impedire che il suo disegno si realizzi?

Sono in grado di farlo?

Sono totalmente in disaccordo con la sua ideologia?

O forse trovo in lui alcuni elementi comuni al mio pensiero?

In riguardo a ciò vi invito a recuperare la magistrale opera di Alan Moore dal titolo “Watchmen” che tratta proprio di un argomento simile e di tutta l’etica che vi vortica attorno (e questa volta vi invito a leggervi la Graphic Novel piuttosto che a guardarvi il film, per quanto io lo abbia gradito questo tipo di messaggio passa meglio su carta che su pellicola).

Conclusioni

Spero che questo articolo vi sia stato d’aiuto e consiglio per poter gestire al meglio una figura tanto complessa come questa!

Inoltre, sì, so di non aver citato Saga questa volta (ok, lo sto facendo adesso), ma vi basti sapere che questo Archetipo è ovviamente presente all’interno della mia opera, tuttavia non mi sento di fornirvi nessun altro dettaglio in merito, dato il fascino e la “suspance” che tale figura è necessario che eserciti!

Detto questo, vi attendo con il prossimo articolo su nuovi e freschi stereotipi sul Fantasy, la prossima settimana.

Buona lettura e buona scrittura!