Eccoci di nuovo in questa serie di articoli, oggi parliamo dell’archetipo “Ombra”, uno dei più sfaccettati!
Dopo l’ultimo articolo sullo Schema di Propp si torna a parlare di Archetipi, e nella fattispecie di uno davvero, davvero intrigante.
Prima di incominciare con analisi e considerazioni, però, è necessario che io faccia i dovuti rimandi, il classico “ripasso della lezione”.
Dunque, ricapitolando: il nostro Eroe è stato istruito e invitato all’azione dal suo saggio Mentore, il quale lo ha preparato affinché potesse avviarsi da solo verso la sua Prima Soglia.
Una volta superata, l’Eroe si è ritrovato immerso nella sua nuova Realtà Straordinaria, incontrando nuove e varie difficoltà, tra cui la figura eclettica del Mutaforme.
Arrivato a questo punto, possiamo permettere al nostro protagonista di avere il suo primo vero contatto (ma non l’ultimo) con la temibile Ombra.
L’archetipo “Ombra”, una figura speculare
Mai titolo potrebbe essere più appropriato di questo. Abbiamo avuto modo di comprendere come ogni Archetipo rifletta parti della personalità dell’Eroe ben designate.
Ogni figura esiste per proprio conto e al contempo non potrebbe esistere senza l’Eroe a confrontarvisi. Tra ognuna di esse, esiste un rapporto collettivo quasi simbiotico.
Ciononostante nessuna di queste figure è così strettamente correlata alla volontà e all’anima del nostro Eroe come quella dell’archetipo dell’Ombra.
Essa è uno specchio nero di tutte le peggiori emozioni del protagonista. Un alter ego di ogni concezione negativa e istinto represso dallo stesso, che prende forma fisica e si manifesta nella nemesi.
Un figura diametralmente opposta a tutti i valori e i pregi portati avanti dall’Eroe nel corso della sua crescita/formazione.
L’archetipo dell’Ombra, quindi, rappresenta tutto ciò a cui l’Eroe ha rinunciato, oppure che gli è stato negato.
Rappresenta ciò che l’Eroe sarebbe potuto essere se avesse ceduto alle sue pulsioni più negative, invece di proseguire lungo il suo viaggio verso la diritta via.
Ruolo narrativo
Ma qual è il ruolo dell’Ombra nel momento della narrazione, quindi?
Essa ha il compito di mettere in difficoltà l’Eroe, minacciandolo concretamente, sfruttando le sue paure, le sue ansie, le sue psicosi, contro di lui.
In genere si identifica nella figura dell’Antagonista, imponendosi come incontro-scontro con l’Eroe e che permette alla vicenda di muoversi in avanti.
Solitamente più l’archetipo dell’Ombra ci appare “umana” più è caratterizzata, complessa e credibile, più profondo e intenso sarà il viaggio che il lettore intraprenderà nella riscoperta di sé. Ovviamente grazie al nostro Eroe e al nostro Antieroe narrativo.
Ora, caratterizzare questo tipo di figura può risultare abbastanza complesso ai più.
Data la sua natura così singolare correremmo il rischio di avere un’Ombra o troppo stereotipata, o fin troppo vicina agli aspetti singoli e peculiari del nostro Eroe.
Ottenendo come risultato un nemico poco credibile e in cui ci identifichiamo eccessivamente. Fenomeno da evitare nel modo più assoluto.
Ricordiamo che, nonostante le similitudini, l’Eroe e l’Ombra sono due figure molto diverse l’una dall’altra.
Potremmo affermare che l’una collima sull’altra, ed entrambe concorrono a formare una sorta di Yin e Yang necessario ai fini della storia. Il quale però non presenta mai tratti palesemente affini tra le due personalità.
Pensate per esempio alle conosciutissime figure di Batman e del Joker.
Esseri diametralmente opposti eppure così simili sotto gli aspetti fondamentali che ne caratterizzano i tratti più oscuri e condivisi, che le rendono entrambe due nemesi perfette tra di loro.
Diversi ma vicini, come opposti che si attraggono.
Tuttavia mi sento di offrirvi qualche suggerimento ulteriore su come giocare con la figura Archetipica dell’Ombra e provare a ottenere qualcosa di più peculiare e intenso al contempo.
Fusioni tra l’archetipo dell’ombra e gli altri
No, non stiamo parlando di Dragonball adesso (sì, lo so, è una battuta becera), tuttavia questa tecnica potrebbe risultare molto efficace da diverse prospettive.
Abbiamo ribadito sino allo sfinimento di quanto ogni Archetipo rappresenti parti ben delineate della psiche dell’Eroe. E di quanto ognuno di essi possa essere inserito senza un ordine ben preciso a ogni costo, tentando di donar loro forme cangianti piuttosto che stereotipate oppure trite e ritrite.
Ogni Archetipo coesiste assieme a tutti gli altri, pertanto, fondere più funzionalità archetipiche all’interno di un singolo personaggio, non risulterebbe affatto come una pessima iniziativa o un errore di scrittura, tutt’altro!
Ora, avete bene in testa il vostro Eroe, avete permesso a lui/lei di superare i suoi primi ostacoli, adesso come si procede per permettergli di avvicinarsi all’Ombra, senza che questa risulti troppo evidente o banale al suo sguardo e a quello del lettore?
Esempi.
Recentemente mi sono imbattuto in una serie tv Netflix molto, molto bella.
Personalmente non apprezzo tanto le produzioni originali della piattaforma. Perché fin troppo spesso rivolte a un pubblico giovane, con vicende dal ritmo incalzante e fin troppo dinamico, che non lasciano spazio ai giusti tempi di approfondimento introspettivo e psicologico. Cosa che io invece apprezzo particolarmente, e che riscontro spesso, nelle serie tv di stampo HBO.
Tuttavia, questa in particolare, vale davvero la pena di recuperarla. Proprio per la sua incredibile differenza dai contenuti “cugini” di serie originali della piattaforma di streaming a noi tanto cara.
Godless
L’opera in questione trattasi di Godless, ideata da Steven Soderbergh e Scott Frank.
I temi e le ambientazioni sono quelle del Western più canonico (di cui sono un grande amante). La vicenda si concentra principalmente sulla fuga del giovane Roy Goode dalle grinfie del padre adottivo Frank Griffin, leader spietato di una banda di briganti sanguinari e dal grilletto facile.
Ora, il fatto che Griffin sia il padre adottivo di Goode (quindi il suo Mentore) e al contempo anche il suo nemico numero uno, è un fatto noto dal prima metà del primo episodio.
Il dinamismo e il rapporto esistente tra Goode (l’Eroe) e Griffin (misto tra archetipo dell’ombra e del mentore) si mostra quanto mai come qualcosa di incredibilmente forte, drammatico, antitetico e potente.
So bene che questa non è affatto la prima opera a proporre questo tipo di situazione. Eppure, vi invito a recuperare la stagione proprio per trarre ispirazione da questa fusione di Archetipi così funzionale e ben resa.
Accade quindi che il Mentore e L’Ombra si fondono in uno, mostrandosi come qualcosa da combattere. Questo perché diametralmente opposto ai bisogni e alle virtù dell’Eroe e come qualcosa da cui risulta difficile staccarsi.
Qualcuno da cui si è stati istruiti e preparati alla vita, da cui ci si è imparati a difendere, con cui si è cresciuti.
In pratica l’Eroe e l’Ombra, in questo caso, combattono ad armi pari e, anzi, forse l’Eroe potrebbe addirittura essere in forte svantaggio, considerato il fatto di essere stato preparato e addestrato dall’Ombra stessa.
Mutaforme e ombra
Ma non fermiamoci qui.
Dopo aver fuso queste due figure archetipiche vi invito a considerarne un’altra molto simile a livello di funzioni narrative svolte dall’Ombra, ma al contempo molto differente da essa: Il famigerato Mutaforme.
Unendo le due schematiche analizzate sinora (Ettagramma Junghiano e Schema di Propp), potremmo identificare il Mutaforme come la figura del “Falso Eroe” di Propp.
Ovvero, qualcuno che ostacola il cammino del nostro protagonista e che si pone come suo nemico e come una delle sue molte difficoltà da fronteggiare, ma che fin troppo spesso, però, non ne rappresenta l’avversario più temibile.
L’ombra dell0 scorpione
Per spiegarvi al meglio il prodotto della fusione di questi due Archetipi, prendiamo ora in analisi il personaggio di Randall Flagg/Walter O’Dim, ovvero uno dei nemici più temibili dell’immaginario horrorifico/fantastico di Stephen King.
Flagg viene presentato il più delle volte da King nel corso di varie sue opere, prima fra tutti la saga della Torre Nera, come un comune essere umano.
Un povero viandante vestito di jeans, giacca in pelle, spille hippie e stivali da cowboy. Flagg, in questo caso, assume il ruolo del Mutaforme. Perché ha il compito di seminare il dubbio nel lettore/Eroe e al contempo di porsi come nemico e avversario del nostro protagonista, mettendogli i bastoni tra le ruote.
Quello che molti non sanno, però, è che Flagg in realtà appare come l’impersonificazione di un demone/dio molto potente dal nome Nyarlathotep. Preso di peso, e senza troppi convenevoli, dalla mitologia legata ai Grandi Antichi tipica della letteratura e dell’immaginario di H.P. Lovecraft.
Egli si presenta come un araldo degli Dei Esterni, manifestandosi a tutti gli effetti come un’entità divina (e malvagia) celata nei panni di un comune brigante da strada (che a volte, solo in alcune opere, si pone nei confronti dei protagonisti come un potente stregone oscuro).
In pratica il male incarnato (l’Ombra) confinato nel corpo di un comune brigante (il Mutaforme).
Quest’accoppiata permette di fondere le due figure Archetipiche in un essere dalla spropositata potenza e dalla grandissima pericolosità, presentando forse una delle tipologie di antagonista più temibili che esistano.
Il Mutaforme, quindi, con l’inganno trascina l’Eroe verso la sua tela, tentandolo con i suoi vizi e i suoi lati negativi (che l’Ombra conosce molto bene) trascinandolo a fondo verso di lui e avendo infine la meglio sopra la sua anima (se questi non sarà in grado di resistergli).
Conclusioni
In generale fondere più Archetipi può rivelarsi come una buona strategia per introdurre personaggi che appaiano complessi, articolati e poco scontati.
L’Ombra è, e sarà sempre, la nemesi del protagonista.
Questo però non significa che bisogna sempre e comunque rappresentarla in modo netto ed evidente, ponendo i due personaggi opposti sopra a dei piedistalli separati e marcando di netto la linea che li differenzia.
Questo tipo di scelta può ovviamente essere adoperato, sia chiaro, ma tanto più il nemico sarà studiato e ben caratterizzato dal narratore, tanto più l’opera acquisterà interesse e valore, tanto da voler permettere ai lettori di sapere come l’Eroe avrà la possibilità di avere la meglio su di una figura a lui tanto vicina e tanto lontana.
Con questo articolo spero di essere riuscito a fornirvi qualche elemento in più di analisi legata a questa importantissima figura.
L’Antagonista (che si conoscano o non si conoscano gli Archetipi) è di certo un ruolo importantissimo all’interno della vicenda, e sono abbastanza sicuro che gli scrittori più attenti avranno già effettuato le loro doverose ricerche in merito e avranno di certo approfondito molti e molti ragionamenti in relazione a esso.
Spero soltanto di essere riuscito a donarvi qualche ulteriore spunto di riflessione, oltre a quelli già presi in considerazione da voi stessi.
Con questo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo.
Buona lettura/scrittura a tutti voi!
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