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Uno dei maggiori ostacoli nella genesi di un’opera di narrativa riguarda il come creare dei personaggi memorabili.

Riuscire a creare un legame empatico col lettore tramite il susseguirsi di eventi e imprese dei personaggi è fondamentale per una trama avvincente.

Anche se (in linea teorica) sarebbe possibile creare un’opera priva di personaggi (per esempio un’avvincente descrizione dei burrascosi fenomeni della natura? O la genesi e la morte di un sistema solare? ¯\_(ツ)_/¯ ) potremo ancora definirla narrativa?

Come creare personaggi in un racconto

Quando si crea un’opera di narrativa di certo bisogna quantomeno avere un’impostazione generale della storia e degli argomenti da trattare. Ma occorre sapere anche che tipo di personaggi la plasmeranno. Se il primo nucleo crea il giusto impatto, è possibile espandere l’universo narrativo, creare evoluzioni e nuovi colpi di scena.

Una buona abitudine è la creazione di promemoria, utili per avere un’idea generale delle particolarità di ciascun soggetto operante.

Fisico

Sebbene accurate descrizioni fisiche non siano indispensabili (in molti romanzi sono assenti), talvolta possono rivelarsi particolarmente utili. In particolare sono utili per connotare il vissuto del personaggio, le sue scelte, le reazioni a determinati stimoli e così via. La presenza o assenza di tatuaggi, cicatrici, ecc. aiuta chi legge a costruirsi il proprio ideale di personaggio, permettendogli di fantasticare.

Può essere il protagonista a fornire dettagli relativi all’aspetto di un personaggio denotando l’attrazione o la repulsione nei suoi confronti. Oppure rimanere volutamente sul vago, per rimarcare la sua indifferenza o una superficiale mancanza d’interesse.

Abbigliamento

L’abbigliamento e gli accessori sono indizi che permettono a chi scrive di rendere la stesura del personaggio più scorrevole. Inoltre, fortificano l’immagine mentale di chi legge, se il protagonista preferisce colori accesi, accessori vistosi e abiti eccentrici, quale caratterizzazione può avere? È simbolo di genio e sregolatezza? Un depistaggio posto a regola d’arte? È un travestimento?

Ponendo l’accento sulla tipologia di vestiti e accessori, è possibile sottolineare le preferenze che ha il determinato individuo sul proprio abbigliamento.

Linguaggio

Anche il registro linguistico adottato dai personaggi gioca un ruolo fondamentale. Denota la sua formazione culturale, può indicare la presenza di tabù (se non nomina il nome di qualcosa o cambia umore se lo sente); viceversa, la ripetizione di parole o frasi può denotare un’attrazione, un’ossessione o una mancanza lessicale dovuta a una scarsa scolarizzazione.

La caratterizzazione risalta particolarmente anche grazie a quanto parla ciascun personaggio. Dall’essere taciturno o logorroico, dall’uso consuetudinario di un tono pungente o accomodante si possono cogliere le più svariate sfumature caratteriali.

Come insegna lo show, don’t tell, anziché utilizzare spiegazioni impersonali è preferibile mostrare di cosa sono capaci i personaggi facendoli parlare, interagire, mostrando la loro gestualità, esprimendo i loro pensieri, i loro silenzi, le loro esitazioni; in alternativa, mostrando una determinazione inaspettata in particolari situazioni, stravolgendo l’idea che chi legge si era fatto.

Equilibrio

Quando si scrive un racconto, occorre sapere che cosa può fare e che cosa non può fare ciascun personaggio. Bisogna bilanciare e integrare i vari talenti, per creare personaggi che arricchiscono la trama ed evitare stereotipi come le Mary Sue o i Gary Stu. Ciò implica che non solo non possono nascere onnipotenti, ma che ciascuna capacità non possa essere campata per aria, al contrario dovrebbe avere una valida spiegazione.

Tutto questo è necessario per risparmiarsi una serie d’inconvenienti: innanzitutto per evitare abilità ridondanti ed enfatizzare le peculiarità di ciascun personaggio. Inoltre, personaggi con la soluzione sempre a portata di mano, che non sbagliano mai, fortunatissimi, sempre ottimisti, ecc. mettono in ombra il resto del gruppo, non suscitano la minima empatia e si fanno detestare da chi legge.

Nemmeno Superman è onnipotente, anch’egli (come molti semidei dei miti) ha delle debolezze che un comune essere umano non ha. Lo stesso vale per Sherlock Holmes, senza l’aiuto di Watson e di molti altri personaggi, non sarebbe riuscito a sventare i piani di Moriarty.

Bilanciare quando si va a creare i personaggi

Più un’abilità è potente, più dovrebbero esserci delle compensazioni (condizioni per l’uso, limitazioni, conseguenze, ecc.). Per esempio, se si dovessero disporre di poteri tali da affrontare una divinità ad armi pari, la condizione per usufruirne sarebbe l’impossibilità di uccidere. O comunque subentrerebbe una limitazione del potere unicamente contro le divinità e mai per fini personali. Questo con effetti collaterali come: perdita di poteri; morte; limitazione della durata della vita; progressivo degrado fisico o mentale.

Lo stesso vale se, con l’evolversi della trama, si acquisiscono nuovi talenti e si affinano quelli già a disposizione. In generale maggiori sono i poteri (innati o acquisiti), maggiori saranno i pericoli o le minacce che i protagonisti dovranno affrontare.

Di contro, creare personaggi privi di qualsiasi capacità, che vivono alle spalle degli altri, deboli, stupidi, meschini, vili, capaci solo di lamentarsi e di trascinare la propria esistenza verso il baratro suscita lo stesso disprezzo e mancanza d’empatia di un qualunque Gary Stu.

È possibile partire da una condizione di assoluto svantaggio, di disprezzo totale dell’esistenza, ma a un certo momento deve arrivare il punto di svolta in cui il protagonista è in grado di fare qualcosa e di poter agire per cambiare una situazione disperata.

Lo scrittore è il demiurgo che deve saper gestire pregi e difetti dei vari personaggi; ciò che non deve mai mancare è l’impegno e lo sforzo per affrontare ostacoli o antagonisti. La vittoria non dev’essere mai facile o scontata.

Evoluzione caratteriale

Un fattore decisivo per mantenere l’interesse dell’opera è il fattore evolutivo; un’opera come I promessi sposi fornisce chiari esempi sulla presenza del fattore evolutivo dei personaggi.

Don Abbondio è l’ignavo per antonomasia, colui che non cambia (o che muta solo in superficie), agendo per mera convenienza; in sintesi è lo stereotipo del personaggio statico.

Renzo è un personaggio che crede di cambiare, elencando tutto ciò che ha imparato durante l’opera, ma che in fondo, non riesce a incidere nel profondo della sua natura.

L’innominato è la rappresentazione dell’evoluzione caratteriale; l’incontro con Lucia muta profondamente la sua natura empia e il fattore della conversione religiosa determina la metamorfosi caratteriale, per tale ragione viene definito personaggio cinetico.

Spetterà all’autore decidere come impostare la caratterizzazione (statica, apparente o dinamica) di ciascun personaggio in relazione all’ambientazione, all’evolversi della trama e (se lo ha già in mente) al finale.

Ruoli e gerarchie

Una volta decisi i personaggi, si stabilisce il ruolo che devono interpretare, tenendo presente che la fluidità e la dinamicità sono fattori decisivi per una trama avvincente.

Protagonista

Il personaggio cardine della storia, l’elemento centrale (e spesso il punto di vista narrativo privilegiato) su cui si fonda e si svolge la trama. Il protagonista ha un obiettivo da raggiungere e il romanzo illustrerà se e come raggiungerà i propri scopi.

L’oggetto è l’obiettivo che il protagonista si prefigge di raggiungere.

Il protagonista può essere supportato da personaggi secondari che assumono il ruolo di aiutanti.

Antagonista

Colui che si oppone al protagonista; non è necessariamente un nemico, ma può contendere lo stesso obiettivo del protagonista (assume il ruolo di rivale), desiderare l’opposto, oppure dissuaderlo o depistarlo. L’antagonista genera tensione e il protagonista sarà costretto a dar fondo alle proprie energie per superare o risolvere i conflitti creati.

L’antagonista può essere supportato da personaggi secondari che assumono il ruolo di oppositori.

Mandante

Colui che affida al protagonista la missione da compiere; solitamente è un personaggio secondario che non incide sugli eventi della storia. Tuttavia può assumere il ruolo di arbitro o giudice, agendo a favore (o a sfavore) del protagonista o dell’antagonista.

Comparse

Stabiliti i personaggi principali e secondari, è possibile inserire un numero imprecisato di comparse. In genere gruppi (per questo vengono definiti personaggi collettivi) che non incidono sulla trama e che spesso vengono descritti per arricchire l’ambiente. Degli esempi potrebbero essere: gli abitanti di un paese, una folla, un gruppo di amici, colleghi, ecc.

Può capitare che una o più comparse acquistino rilevanza crescente nel corso dell’opera.

Bene o male?

Non è detto che il protagonista incarni necessariamente il bene e l’antagonista il male. Spesso vi è una commistione di valori e sono le ragioni che muovono ciascun personaggio a determinare le loro scelte e le loro azioni. Un protagonista e un antagonista possono essere entrambi spinti da un’ideale di “giustizia” che però collide con l’altro.

Personaggi tipo

Fin dai tempi antichi sono esistiti archetipi e stereotipi riguardanti precise categorie di personaggi; Wikipedia ne elenca una serie.

Tra le voci elencate, di particolare rilievo risultano: eroi/antieroi e nemesi.

Eroe

L’eroe non è necessariamente il protagonista, ma è colui che, all’interno dell’opera, è in grado di compiere un’impresa; l’eroe può essere il personaggio chiave che permette al protagonista di dare una svolta alla sua vita.

L’antieroe è un personaggio che suscita maggior interesse nei confronti del lettore. Questo in virtù della sua imperfezione, di una pessima reputazione o dell’utilizzo di mezzi poco ortodossi o addirittura disonorevoli per nobili scopi.

Un passato tormentato può essere l’incipit per la creazione di un antieroe efficace. Spesso le sue disavventure e i rapporti conflittuali con la società (o parte di essa) rafforzano il rapporto empatico col lettore.

Nemesi

La nemesi può essere interpretata come l’antagonista per eccellenza (o antagonista perfetto). Ma anche come un alter ego o il lato oscuro del protagonista (una visione speculare opposta, spesso denominata ombra, riflettente il lato peggiore di sé). Non per niente è anche l’ostacolo più grande che deve affrontare per poter superare se stesso e scongiurare una minaccia. In molti casi la nemesi è necessaria affinché la storia si evolva e introduca nuovi archi narrativi.

Il mondo dei supereroi abbonda di nemesi, arrivando a elaborare e diversificarne il concetto.

Esiste la nemesi speculare all’eroe, dotata delle sue stesse capacità (o estremamente simili), oppure di abilità diametralmente opposte (se il protagonista è superveloce, la sua nemesi è in grado di rallentare qualunque cosa, oppure la super intelligenza in opposizione alla super forza e via).

Archetipi

Vi sono voci archetipiche essenziali per dare struttura alla trama.

Il mentore (o maestro) è colui che forgia l’eroe mediante l’istruzione, l’allenamento e talvolta il supporto. Il mentore è la guida per eccellenza, colui che rende degno l’eroe di ricevere determinati doni (equipaggiamenti, armi, oggetti magici o sacri, ecc.), gli dona motivazioni, valori morali e lo sprona all’avventura. Divengono mentori ex protagonisti o ex eroi, individui che al termine delle loro avventure hanno acquisito competenza e saggezza e che, intravedendo nuovi pericoli, si impegnano nel formare una nuova generazione di eroi.

Il guardiano della soglia (o esaminatore), colui che mette alla prova l’eroe sottoponendolo a una serie di esami, al fine di valutare le capacità fisiche morali e la forza di volontà, sondando le debolezze e i lati oscuri. Può apparire come un antagonista o addirittura un nemico, ma può rivelarsi un alleato prezioso e inaspettato.

Il messaggero è una figura plastica, può essere un personaggio oppure un oggetto o un messaggio. Il messaggero è la rappresentazione della causa incidentale, dell’inizio dell’avventura e il suo prosieguo mediante informazioni.

Il mutaforma è l’archetipo dell’instabilità, un individuo ambiguo e insondabile, un amico che diventa nemico e viceversa, il depistatore, il seminatore di dubbi, colui che muta le sorti della storia creando mistero e suspence.

L’imbroglione rappresenta la rottura della serietà e l’irruenza della goliardia; offrendo da una parte comicità e distensione dalle asperità dell’avventura, dall’altra può scatenare conflitti, contrattempi, imprevisti. Come per il messaggero, l’imbroglione può essere un personaggio vero e proprio oppure un’energia astratta e imprevedibile.

Le voci archetipiche non sono elementi monolitici, ma possono mescolarsi tra loro: un mentore, ad esempio, può essere anche guardiano della soglia, messaggero e imbroglione, talvolta anche nemesi.

Alla prossima! o(*°▽°*)o