Punto, punto e virgola, due punti: qual è la loro origine e come si dovrebbero utilizzare?
Nell’articolo sulla virgola mi sono soffermata sulla necessità di imporre un ritmo proprio, un’ impronta dello scrivente/scrittore, pur non cadendo in errori grossolani. Adesso mi soffermerò su altri tre importanti segni di interpunzione.
Il punto
Il punto fermo, dal latino punctum, nota isolata. È il padre della famiglia dei segni interpuntivi. Il nome stesso lo dice: interpungere/interpunzione. Era frequentemente presente nelle epigrafi latine per separare le parole e deriva dalla trasformazione di un accento grave che, nel gruppo dei neumi, con il tempo si è trasformato graficamente in un piccolo tratto. È un segno che, nel suo valore fondamentale di chiusura, racchiude una varietà notevole di utilizzi. Meraviglioso per le sue possibilità di impiego, è – per citare Kandinsky – il simbolo dell’interruzione e allo stesso tempo un ponte. Chiude e connette allo stesso modo.
Come utilizzare il punto?
Poiché segnala la presenza di uno stacco netto o una pausa abbastanza lunga, si pone logicamente alla fine di una frase di senso compiuto, di un periodo o di una struttura formata da più frasi. La frase successiva al punto deve iniziare sempre con la lettera maiuscola.
Leggiamo un po’ questo brano tratto dalla graphic novel “Watchmen” di Alan Moore:
Non hanno retto. Nessuno. Tranne il Comico. Lo conosco nel 1966. Forte personalità. Non gli importa di piacere agli altri. Niente compromessi. Ammirevole. Fra di noi è quello che ha le idee più chiare. Sul mondo. Sulla gente. Sulla società e su quello che succede. Cose che in fondo tutti sappiamo ma abbiamo paura di affrontare. Troppo educati per parlarne. Lui capisce. Capisce quanto è orribile l’umanità e non si tira indietro. Vede l’orrore del mondo e non si arrende mai. Quando un uomo l’ha visto, non può più voltare le spalle fingendo che non esista. Neanche se qualcuno glielo ordina. Non facciamo questo perché ce lo permettono. Lo
facciamo perché dobbiamo. Perché siamo costretti.
Un narrato che è spezzato quasi e solo esclusivamente da punti, un ritmo sincopato. È indubbio che un simile e simili monologhi ci dicano molto sulla natura del personaggio di Rorschach.
Badate bene, quindi: non è facile per niente utilizzare il punto in questo modo, solo attraverso la pratica e la lettura di brani di tale spessore si può riuscire a imbandire un testo pieno di punti ma che non faccia venire il singhiozzo. Occhio!
Non vorrete mica finire così?
Il punto e virgola
Passiamo alle cose un po’ più complicate. Cos’è e come si usa? Il punto e virgola ha origini antichissime. Veniva utilizzato nel greco antico e aveva diverse funzioni: poteva essere usato come i più moderni due punti o, addirittura, come punto esclamativo o interrogativo. Accantonato per molti secoli, torna alla ribalta solamente nel Cinquecento, grazie a uno stampatore italiano, Aldo Manuzio.
Spesso, e in tempi più recenti, bistrattato, marginalizzato e relegato a semplice sfizio grafico – quasi del tutto assente nel linguaggio della rete – questo segno interpuntivo ha in realtà funzioni ben precise.
Come si usa il punto e virgola?
Poiché indica una pausa un po’ più lunga di una virgola e un po’ più breve di un punto può essere utilizzato:
- Al posto della virgola, negli elenchi e nelle enumerazioni, se gli elementi sono uniti a complementi, apposizioni o altre frasi.
Es.: “Mia madre osservava la composizione floreale che adornava i piedi del portico d’ingresso. A colorare il legno grezzo vi erano viole profumate; margherite gialle e bianche; ciclamini vivaci e guizzanti; rose dai gambi spinati; tenere camelie e morbidi gelsomini.” - Se non si vuole utilizzare il punto, per separare due o più frasi, quando lo stacco non è molto evidente.
Es.: “La luna sopra di noi era di un bianco perlaceo; le stelle si inabissavano nel volto della notte. Pian piano l’aria serena acquietava le fronde dei cipressi; gli adulti si ritiravano in casa.”
I due punti
Graficamente vengono rappresentati come una coppia di punti fermi uno sopra l’altro. In realtà hanno funzioni molto variegate poiché agiscono sul piano sintattico e testuale.
Come si usano i due punti?
Segnalando una pausa breve, possono sostituire congiunzioni, causali, dichiarative, consecutive e introducono un chiarimento o una conseguenza di quanto espresso prima.
- Possono essere utilizzati per un esempio, una introduzione o una spiegazione.
Es.: “Maria è una ragazza mediterranea: ha carnagione olivastra, capelli neri e occhi castani.”
“Mia nonna diceva sempre una cosa: chi nasce tonno non può morire pesce spada.” - Possono fungere da introduzione per un elenco.
Es.: “In campagna ho diversi animali: due cani, tre gatti, una volpe e dieci topi.” - Possono essere una conseguenza di quanto detto precedentemente.
Es.: “Hai mangiato tutta quella cioccolata: avrai il mal di pancia per tutto il giorno.” - Introducono un discorso diretto.
Es.: “Gianni disse: ‘canterò una canzone.’”
Spero di avervi chiarito un po’ le idee e che l’articolo vi sarà utile per imbastire una buona prima stesura meno pregna di errori ortografici. Buona scrittura e alla prossima!
Ciao, puoi farmi qualche esempio sull’uso dei due punti che sostituiscono congiunzioni dichiarative (infatti); consecutive (tant’è vero che); esplicative (ovvero, ossia). Grazie mille, e complimenti per l’articolo.