Riesci a sentirmi?

Io non so se posso sentirti…


È come sostare.

Il cordone mi tiene. Dondola in mezzo alla polvere di luci e ambra. C’è il nero tutt’intorno. Dentro cala il sole, a poco a poco, si spegne solo ogni tanto. È tenue. Le goccioline della condensa attaccate ai pori. La bolla esplode. Il vapore scivola su pioggia sottile, un tocco tiepido, come quello di mio padre.

Sta nascendo adesso, è il quattro dicembre del 2021, sono le 16:19. Tra poco piangerà, ma ora le manca il respiro. Sua madre lo sta già facendo. Sorride e lacrima assieme. Suo padre si passa le mani sulla pelata, piange anche lui.

Però ridono.

Si tengono la mano, sono tutti e due lì, insieme, proprio accanto a lei. Non l’hanno ancora abbandonata. Durasse in eterno sarebbe l’attimo più felice di tutti. Ha aspettato per tutta la vita di poterli abbracciare.

Svegliati.

Tutto è sospeso. L’Eco è soffocato. Le parole sono lontane, sembrano come musica.

«Una bambina», dicono.

Fuori c’è un bel tramonto. Un filo di stella le passa tra le narici, e lei sembra quasi accorgersene. Si sta accorgendo che il cielo le vuole bene. Glie lo diranno tutti da quel giorno in avanti.

Il cielo ti vuole bene, Seraph.

Sono tutti felici, sniffano e si soffiano il naso. Piangono. Solo l’anno prima il mondo pareva dovesse morire.


Lei sa di essere ancora lì?

No. Come potrebbe.

E io?

Lo saprai. Dopo la Prima Fuga.


Il corpo non le appartiene. Ne ha appena preso uno nuovo. S’è dovuta svegliare, è la natura delle cose. Tutto deve svegliarsi, a un certo punto.

A pochi isolati dal Clementine Kinderhospital, una macchina scivola su una lastra di ghiaccio. L’ultima da quell’anno in avanti. L’auto si ribalta tre volte prima di cadere nel fiume. Perdono la vita Kamill Schulz, sua moglie Anke e la loro figlia di tre anni e mezzo, Anja, tutti per annegamento.

Anche lei si sente annegare assieme a loro. Ha paura, ma il suo cuore ha appena mosso i primi battiti fuori da lì. Anche se sa di non averne motivo, lei ha paura lo stesso. Ma non è colpa sua, per quanto possa essere coraggiosa. Per quanto possa avere fede. La paura lei se la sente. In fondo allo stomaco, a seccarle la gola, a sconquassarle il petto, a risalirle dai lombi. Non riesce a respirare, ma sta nascendo. Non deve avere paura, adesso.

Lei lo sa. Sa di non averne motivo.

Glie lo avevano detto anche i suoi genitori. No. No che non sarebbe dovuta nascere, quello Harry lo pensava molto prima. Le avevano detto che sarebbe andato tutto bene. Glie lo dicono ancora, che andrà tutto bene. Ma la paura è una costante, è un rettile. Un errore della mente. Il peso di un’esistenza inevitabile, l’eredità di un mondo troppo grande.


Non so se puoi sentirmi, ma devi sapere che il tramonto è ancora lì fuori. Tu lo vedi? Io non riesco a vedere niente…


Galleggio. Ricordo ancora come galleggiare. Credo che potrei dimenticarmene, fra poco. Forse non sarà così. Forse sarà il resto del mondo a dimenticare tutto quanto.

Suo padre si chiama Harry, ha trentotto anni da due mesi, la sua carriera come scrittore è decollata solo di recente. Il suo quarto romanzo Anche i pesci sognano vapore è diventato un Best Seller della Random House. Centotrenta copie vendute in appena una settimana, glie lo sta comunicando l’editore per telefono proprio in questo momento. Lui non potrebbe essere più felice di così. Harry prende sua moglie e la solleva, afferrandola per le cosce. Lei strilla e ride, lo bacia sulle guance, le si stringe al collo. I due danzano e ridono assieme per quasi un minuto, poi strappano via la tenda del soggiorno per intero. Harry non si è accorto di averci camminato sopra con tutto il peso. Lucia scoppia a ridere, i suoi denti sono bianchi come le saline di Assemini, dove viveva sua nonna. Lei è la madre della bambina che sta nascendo, ancora non lo sa, ma tra due mesi resterà incinta. Undici mesi dopo scoprirà di avere un cancro al seno BRCA1 in stato terminale. Morirà appena un anno e mezzo dopo.

Quei due mesi tra la nascita di sua figlia e la scoperta della malattia sono stati i più felici della sua vita. Lucia ancora se li ricorda, quei sorrisi. Quei riflessi sulla condensa, le speranze sul nuovo appartamento, le vecchie fotografie ritrovate sulla memoria del PC, i cieli sereni alla fine di Gennaio. Anche se la bambina piangeva, Lucia era felice, sempre. Harry si chiedeva perché. Perché mettere al mondo una nuova vita in un mondo che stava morendo? Se lo era chiesto tante di quelle volte, ma quando sua figlia aveva aperto gli occhi, anche lui aveva smesso di avere paura.

Solo per poco.

Quando Lucia torna a casa dopo la visita all’Oncologo Harry è furioso. Urla alle pareti, distrugge quadri e fotografie appese. Grida e sbatte le porte. Poi si getta a terra e strappa via la tenda del soggiorno, lo fa da solo, stavolta. La stringe tra le mani mentre sua moglie artiglia il cuscino e le lenzuola, sdraiata nel loro letto dopo aver passato trenta minuti a far accettare a suo marito che sarebbe morta. Molto prima di quanto avessero voluto. Lei vorrebbe gridare e disperarsi, vorrebbe l’abbraccio di sua madre a confortarla. Ricorda ancora il profumo della tisana alle more, ricorda quando la beveva avvolta nel suo plaid azzurro con la stampa di Totoro. Ricorda il calore della tazza sulle labbra. Lucia adesso vorrebbe solo ridere. Stare di fronte alla finestra umettata di pioggia assieme a sua figlia, ma la bambina adesso sta dormendo, e mentre dorme sembra quasi sorridere. Lucia ama sua figlia e non vuole spaventarla. Non vuole che si svegli. Non vuole che si ricordi.

Svegliati.

Nessuno di loro se n’è accorto, ma proprio in quel momento, al telegiornale, la NASA sta comunicando il successo del terzo Test Drive di Horizon-3, il primo veicolo spaziale SpaceX funzionante a propulsione magnetica. Da quel momento in avanti, il mondo non sarebbe stato più lo stesso.


Non so se puoi sentirmi, ma questo è l’unico modo che ho per farti vedere. Queste parole, sono le uniche cose che ho con me, adesso. Non posso saperlo se le ascolterai. Non posso saperlo se resterà qualcosa di tutto questo. Forse non servirà nemmeno. Forse sarà tutto scritto su quello spazio, la bi-dimensione al di fuori della tri-dimensione, come dicono Loro. Tutto ciò che siamo stati e che saremo. Forse mi troverai anche tu, lì, forse mi riconoscerai. Lo so, lo so che sono troppe, troppo poche, troppo veloci. Lo so. Ma non riesco a controllarlo. Non riesco a fare meglio di così.


Esattamente ventisette anni e otto settimane da quel giorno, Loro sarebbero venuti a trovarci. È il 29 Gennaio del 2047, fuori il sole brilla avvolto dall’afa, e il caldo rende a malapena tollerabile il pomeriggio inoltrato. L’attenzione del mondo intero è concentrata sull’imminente partenza dei primi coloni. Quattro esopianeti simili alla terra attendono il loro sbarco, ognuno di loro richiederà dai cento ai millequattrocento anni per essere raggiunti:  Kepler-442 B; TRAPPIST-1 E; TRAPPIST-1 D; Proxima Centauri B.

La presidentessa Susan Salinger è commossa. Piange, mentre tiene un discorso commuovente al mondo e alla nazione sul valore del sacrificio, sugli ideali, sulla sopravvivenza, sulle colpe e sull’eredità della razza umana. La figlia di Lucia è presente assieme agli altri milletrecentonovantanove cadetti, a Washington DC. Il mondo intero assiste agli ultimi momenti sulla terra dei loro figli, dei loro nipoti, delle loro sorelle e dei loro fratelli.

In quel momento lunghe e sottili lingue di fuoco avvolgono il cielo come gli anelli di Saturno. Sono luminosi, eppure sbiaditi. Restano lì per settantadue ore. I sistemi di monitoraggio dell’aeronautica rimangono in tilt per il tempo medesimo. Prima di svanire del tutto, le scie lasciano il posto ai Monoliti. Ne sopraggiungono otto. Solo otto. Uno per ogni…

Svegliati.   

Alcuni li aspettavano da molto prima. Altri avevano predetto il loro arrivo grazie alla loro fede, altri ancora si stavano affannando a cercare una spiegazione. Tutti avevano parlato di angeli, di santi, della seconda venuta di Cristo. In Loro tutti noi vedemmo speranza. In Loro tutti noi vedemmo salvezza e verità. Una via per restare a casa, una via per non abbandonare la nostra culla.

A lungo gli avevamo attesi. A lungo gli avevano attesi.

Quando le operazioni vengono sospese, la figlia di Harry e Lucia pensa che forse, dopotutto, non dovrà più dire addio a suo padre. Questo fino a quando non viene il Sogno.

Prego. Svegliati.


Ti prego, non lasciarmi andare! Non posso andare proprio adesso! Devi seguire le mie parole, io posso dirtele solo in questo modo! Non voglio dimenticarmi, ti prego! Non voglio dimenticare! Loro non vogliono che io abbia paura! Non vogliono che io abbia paura! Stammi vicino, ti prego! Ti prego, non farmi andare! Ti prego non lasciarmi! Non posso farcela! Non posso farcela… stai con me. Ti prego, stai con me…


 

Svegliati adesso.