Lasciate che vi racconti di Keifra, che corre tra le Distese.
Lei lo fa circa dalle tre alle cinque volte al giorno, tutti i giorni, di solito per scappare da qualche Predone o per tornare di fretta e furia a casa sua, sotto al vecchio ponte di Amneothap, per fare pipì.
Sì perché Keifra, a dire il vero, ha paura di pochissime cose, e una di queste è proprio fare pipì nel mezzo delle Distese Tossiche.
La colpa di questa fobia va attribuita alle parole del Savio Gatto Mewlstaff e dei suoi strani racconti, che in uno dei suoi noti efflussi di saccenza (spacciata per saggezza), le aveva raccontato di come un nano di nome Taklin, quando il continente venne scoperto per la prima volta, fosse stato inghiottito proprio da un Wurm ai confini della Zona Verde, soltanto per essersi fermato a pisciare.
Da quel giorno la povera Keifra aveva avuto una fifa tale dei Wurm da non uscire mai di casa senza aver prima fatto pipì, e se le scappava di farla durante una delle sue ricognizioni, beh, erano guai seri!
Tuttavia, quello che il briccone di Mewlstaff aveva omesso di dirle, era che il povero Taklin non fosse morto per il semplice fatto d’essersi liberato dei suoi fluidi vescicali, ma di averlo fatto sopra una delle antennine del suddetto Wurm, che in difesa del povero nano, devo dirlo, viste da lì sembravano quasi come degli arbusti secchi e innocui.
Per questo (e io lo dico spesso) è sempre bene conoscere tutti i dettagli di una storia, perché una storia mal raccontata, alle volte, può capovolgerne completamente il significato.
E la storia di Mewlstaff, raccontata solo per metà, aveva tenuto a bada Keifra entro i confini delle Distese Tossiche per tantissimo tempo, e a pensarci bene, forse potrebbe essere meglio così.
Dopotutto non spetta di certo a me giudicare le parole e le azioni di quel Savio Gatto, anzi.
Come dite? Perché vi sto raccontando queste cose? Arriverò in breve al senso di questa mia corrispondenza. In ogni caso, è molto importante che restiate ancora un po’ in ascolto, e il perché vi sarà presto chiaro.
Ma tornando a Keifra, beh, lei non aveva solo paura delle Distese, al contrario oramai c’aveva preso una certa confidenza a muovercisi dentro con agilità, sguisciando tra le guglie affilate e confondendosi nei vapori dei Geyser. Perché nelle Distese Tossiche non bisognava mai fermarsi alle apparenze, e questo Keifra lo aveva imparato a sue spese, a suon di bernoccoli, lividi e tagli che le disseminavano tutto il corpo, sopratutto sulle ginocchia. Ma alla ragazza il dolore non dava mai troppo fastidio, anzi ogni segno per lei era una lezione, ogni scheggia tra le dita un monito, ogni sasso appuntito calpestato coi piedi nudi un’imprecazione. Sì, Keifra in effetti imprecava parecchio gli déi, anche se gli déi, lei lo sapeva bene, avevano abbandonato quelle terre da secoli, se non da millenni. Da molto prima che gli esploratori Ystoreliani vi approdassero con le loro navi di ferro e legno.
Anche questo glie lo aveva raccontato il savio gatto Mewlstaff, raccontato di come in tempi antichissimi déi adirati sconfissero il Serpente Cosmico Bjorgunsar (credo si chiamasse così) e scagliarono la sua carcassa moribonda sopra Ystoriel, che si schiantò in una terra lontana, oltre gli oceani a occidente, dove una rigogliosa e antica civiltà aveva messo fondamenta e costruito grandi case e grandi monumenti.
Di quella civiltà, adesso, restavano soltanto rovine e teschi inceneriti, confusi tra le ossa colossali dello scheletro del Serpente e i vapori tossici emanati dalla sua putrefazione eterna. Erano morti tutti là dentro, tranne Keifra. Anzi, a dirla tutta Keifra aveva vissuto lì con Mewlstaff da quando ne aveva memoria, anche se lei, a detta del Savio Gatto, era una che si dimentica spesso le cose.
E Keifra aveva dimenticato anche chi era, come era nata, da dove proveniva, e quale fosse il suo vero nome. Ricordava soltanto Mewlstaff, e i suoi due mastini infernali trovati in tenera età, che la ragazza aveva chiamato Smorlanguish e Marloshee. I due canidi demoniaci, dai nomi curiosi, avevano accompagnato Keifra a lungo nelle sue ricognizioni attraverso i Campi Acuminati, ogni tanto ancora le salvavano la pellaccia quando uno di quei Predoni folli, con quelle maschere assurde e quelle armi appuntite, tentavano di assalirla alle spalle come dei vili codardi.
Keifra aveva imparato a difendersi da loro, oramai. A difendersi dalla follia di quegli Ystoerliani naufragati su quella terra inospitale, impazziti a causa della solitudine, dell’abbandono e dei decenni di grottesco e immotivato non invecchiamento. Sì perché a detta di Mewlstaff (ma anche a mio modesto parere) era stata proprio la promessa dell’immortalità a spingere i primi coloni in quelle terre lontane, la ricerca di una fonte eterna di giovinezza che aveva smosso le mire espansionistiche di Asgàile, come molte altre cose avevano fatto prima.
Ma non voglio mettermi a parlare di politica, o almeno, non adesso e non con voi. Dopotutto non siete qui per sentirmi sproloquiare sugli imperiali, sbaglio?
Come dite? Come ha fatto Keifra a sopravvivere nelle Distese Tossiche?
Bella domanda, mio caro corrispondente, davvero una bella domanda, ma vi risponderò a breve, prima devo finire di raccontarvi tutta la storia.
Keifra, come vi dicevo, ha trascorso talmente tanto tempo a correre e ad arrampicarsi su per le funi del suo rifugio, sotto al vecchio ponte, che è diventata in poco tempo un’atleta provetta, e di conseguenza anche una guerriera eccellente, sotto i rigidi insegnamenti del Savio suo gatto. Tante volte le ha cantate anche a dei Vaganti Grigi che tentavano di azzannarla per il collo. Immagino che voi conosciate i Vaganti Grigi? Molto bene. Confidavo nella vostra cultura.
Anche se a Keifra, alcune volte (e questo vi parrà strano) non serviva usare la lancia, la rete, i pugnali, le trappole o sguinzagliare i suoi mastini per cavarsela. Alle volte le bastava soltanto pensare che un suo assalitore volasse via tra le nuvole per farlo accadere per davvero. E quindi capitava che molte volte i suoi nemici venissero scagliati in cielo, oppure arrostiti da lampi gialli che precipitavano giù dalle nuvole, o altre volte avviluppati e trascinati via da mostri fatti di polvere e vento.
Non succedeva spesso, ma quando accadeva Keifra rideva estasiata come una bambina, e Mewlstaff pensava bene di passarle accanto alle ginocchia per farle le fusa, e per farsi accarezzare da lei, cosa che la ragazzina non tardava mai a fare.
D’altronde voi, come me, conoscete bene il valore di fare delle buone fusa.
Sì perché Keifra non era affatto come le altre, anzi a dirla tutta Keifra non è come nessun’altro su tutta Ystoriel, e questo Mewlstaff lo aveva capito da appena le aveva gettato gli occhi addosso. Lui mi ha detto più volte come probabilmente sia stato il fato, a farli incontrare, in quelle condizioni di sventura e disgrazia. Il fato ha fatto naufragare quella nave, il fato ha allontanato i saggi consigli del gatto dagli usi sconsiderati dei coloni, il fato ha fatto sì che la ragazza delle Distese, quando era solo una bambina piangente, incontrasse la saggezza e le premure di Mewlstaff. Che cosa sia Keifra per davvero, né io né Mewlstaff siamo mai stati in grado di capirlo per bene, mio caro corrispondente, però entrambi abbiamo concordato che tenerla nascosta tra i vapori delle Distese Tossiche sia, tutto sommato, la scelta migliore per lei, e per noi, in vista di ciò che potrebbe arrivare.
Oh, lo so cosa state pensando, che siamo degli egocentrici e dei vili a decidere il suo fato dalla comodità dei nostri salotti, o per lo meno del mio, ma d’altronde se avete accettato di ascoltare questa mia corrispondenza, immagino che il Savio Gatto Mewton vi avrà già riferito qualcosa in merito, e che abbiate deciso di ascoltare la storia direttamente da me, cosa che, credetemi, ho apprezzato di buon grado.
Sei lune orsono Mewlstaff mi ha contattato, rassicurandomi sulla salute fisica di Keifra, un po’ meno su quella mentale, ma io non mi vedo troppo preoccupato in merito, e a dire il vero anche Mewlstaff si vede tranquillo sulla questione.
Alla ragazzina piace giocare, e quelle Distese adesso sono il suo campo giochi, il suo terreno d’addestramento, la sua culla sicura, dove nessun nemico, nessun Sussurratore, Demone Antico o Angelo potrà trovarla. Se avete capito bene cosa intendo, mio corrispondente, concorderete che la scelta migliore per Ystoriel sia tenere la sua esistenza allo scuro del resto del mondo.
Che Keifra sia tenuta al sicuro, vi dico, e semmai il mondo dovesse aver bisogno di lei, di certo noi Savi sapremo dove trovarla.
Di certo noi Savi sapremo come guidarla.
Nella speranza che la mia storia non vi abbia tediato, attendo fiducioso una vostra corrispondenza.
Con sincero affetto, il vostro amico
Savio Gatto Mewlbert.
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Racconto di Tiziano Ottaviani.
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