SIGYN:
Era furioso quando rientrò a casa. Capii che non vi sarebbe rimasto ancora per molto.
Al limite del pianto e ormai oltre il limite della frustrazione tollerabile, annunciava la sua fuga, o meglio, il suo ritorno a casa, come aveva cominciato a sbraitare…
Loki, l’ingannatore, fratello di sangue del potente Odino, era stufo di esserlo, era stufo dei nomi che gli avevano dato, delle nomee che si era addossato per fare il lavoro sporco degli altri Aesir. Era stanco, oppresso, demotivato, e persino nei suoi svaghi e nei suoi divertimenti veniva vessato e ostracizzato.
Tali parole mi ferirono l’anima, nel profondo…
Nel suo movimento frenetico, mentre raccoglieva le poche vesti che intendeva portare con sé, lo fermai e lo abbracciai, stringendolo a me, nel calore di quello che sperava potesse essere diventata la sua vera casa, il seno della sua devota moglie.
“Forse la gentile Sigyn non ti ha mostrato come i tuoi nomi, le tue etichette, alla fine non valgano nulla? Il mio amore non è forse andato oltre la dura barriera di burle, inganni, tradimenti e atti dalla dubbia moralità? Non ho forse dimostrato tutto l’affetto che provo per te nei piccoli gesti di ogni giorno?
Per me non sei mai stato solo l’Ingannatore, non sei mai stato il traviato e traviante signore del profano e dell’amoralità… per me sei sempre stato solo e soltanto Loki, un uomo difficile con cui convivere, certo… ma dolce, e attaccato alla famiglia, e tenero nel letto quando, tutto timoroso, abbiamo consumato il nostro insolito matrimonio…
Pensa a questo, mio amato! Marito mio! Non ho forse io sfidato ogni convenzione, ogni parola di scherno, ogni consiglio di allontanarmi da te, pur di diventare tua consorte!? Non ho forse riscritto il destino, facendo sì che Loki, lo Jotunn rinnegato diventato un Aesir ai limiti della società, potesse essere marito? Padre di famiglia? Amato e onorato e rispettato senza che le chiacchiere potessero in alcun modo attecchire il mio affetto per te?!”
Eravamo ormai alle lacrime, tanto io che lui, ma lo fissai con determinazione, come il giorno in cui avevo confessato il mio amore per lui, lasciando il dio dalla lingua d’argento senza parola alcuna.
“Abbiamo già riscritto ciò che il Fato aveva tessuto per noi, Loki, mio amato… Resta qui ad Asgard… resta con me! Resta con la rua devota moglie nella tua casa calda e accogliente! Mangia delle pietanze che ti preparo; godi del calore dei nostri corpi, uniti nel talamo nuziale nel nostro consueto e dolce abbraccio; cresci i tuo figli, che tanto ti amano e tutto farebbero per te! Forse io, Narvi e Vali non siamo abbastanza?
La nostra famiglia forse non ha dimostrato che nell’amore nessuna differenza e discriminazione potrà mai impedire di provare quello che proviamo l’uno per l’altra?”
Gli accarezzai la guancia, piangendo ma con sguardo sicuro, fisso: “Abbiamo riscritto le nostre stelle già da tempo ormai… possiamo rifarlo ancora, e ancora, e ancora… ma non andare via… non lasciarmi o darai loro solo ragione… ti prego, marito mio… mio tutto… mio dio… non lasciarmi…”
Ci fissammo a lungo e io lo baciai… ci baciammo e per un attimo lo sentii mugolare, cedere alla promessa della vita tranquilla al mio fianco, sempre amato e considerato. Gli stavo offrendo tutto quello che avevo: il mio cuore e un rifugio sicuro… ma Loki è fuoco incarnato, e una vita statica evidentemente ancora non lo attirava, la sua fiamma era ancora ben lungi dall’essere domata.
Mi guardò, triste e mesto, prese le sue poche vettovaglie e lasciò la nostra casa, senza voltarsi indietro.
“Io sarò sempre qui per te – gli dissi – Quando vorrai riprovare a riscrivere il destino… tua moglie sarà sempre qui ad amarti, ora e per sempre…”, ma furono solo parole al vento…
ANGRBODA:
Il suo arrivo scosse tutto il mio regno: l’antica foresta dei lupi, l’intera Jarnvidr tremò all’arrivo dell’Ingannatore. Ma lui stette e tra le fronde degli alberi, a vivere una vita troppo silenziosa per lui, senza dar fastidio a nessuno. Era il momento di scuoterlo da quell’apatia e finalmente offrirgli ciò che gli spettava di diritto, il suo vero trono, il suo vero ruolo: il latore del Ragnarok, signore delle ceneri che ne sarebbero seguiti… con me al suo fianco, e la nostra inarrestabile progenie!
E fu così che, in una notte di luna piena, mi presentai a lui nel pieno della mia forma, nuda come la natura incontaminata che domino da Regina, attraente e morbida, eppure selvaggia, forte e terribile. Nei capelli e negli occhi il rosso di un fuoco capace di ardere il mondo… il fuoco che, in cuor suo, anche Loki l’Ingannatore coltivava in seno ed alimentava.
E così, tentatrice, lo fissai mentre uscivo fuori dal lago in cui, molto poco casualmente, mi ero immersa per lavare le mie membra, avvolte di malia, di seduzione e di potere, fissandolo insistentemente, facendo vibrare ogni fibra del mio corpo di desiderio.
“Vieni giù da quell’albero, dolce Ingannatore… vieni a osservare più da vicino. I miei figli mi hanno avvisato da molto tempo del tuo arrivo ed ora è giunto il momento in cui noi, finalmente, ci incontriamo…”
Ridacchiai. Sembrava un bambino al primo giorno sul campo di battaglia tanto era sorpreso e spaesato e quando mi avvicinai, lo vidi distintamente rabbrividire dietro il sorriso da seduttore che cercava di tenere sul suo volto schivo.
“Oh, mio tesoro, sangue del mio sangue, grande Ingannatore della stirpe dei giganti… non avere paura, perché la tua Angrboda è qui. Si, mi conosci, hai sentito dire di me, alla corte di Padre Tutto, le cose più turpi… ma forse tali turpitudini non sono state dette anche nei tuoi confronti, per giunta dai tuoi stessi “fratelli”? Io non sono così terribile come si dice… specie con qualcuno che può capirmi perfettamente, non è vero?”
Le mani scesero dal viso al corpo, che presto fu denudato, dell’Ingannatore, e con gli occhi di uno immersi nell’altro, ciò che era destino presto si compì.
“Sappiamo entrambi cosa significa essere ostracizzati, cacciati, umiliati e temuti solo perché possiamo fare cose che tutti gli altri… ma perché cerchi ancora la loro approvazione, dolce Loki? Potresti essere ben più di un servo o un fratello… potresti essere re… e io regina, se tu fossi al mio fianco! Guarda il mio dominio, assaggia il mio potere, il fuoco che mi batte in petto! Non è forse lo stesso che anima la tua rabbia, il tuo livore? E allora perché non lasciarlo libero?
Io ti osservo da lungo, lungo tempo e so che siamo uguali… io e te… senti anche tu il fremito che corre lungo la tua schiena mentre i nostri corpi nudi si toccano e si congiungono? Non avverti la strana sensazione che forse, tutto questo, questo esilio auto-imposto e questo incontro, fosse già stabilito dal destino? Perché lo è, mio caro… noi due siamo destinati a grandi cose… più grandi di ciò che freme a contatto con la mia pelle, proprio in questo momento…”
La mia risata risuonò nella radura, seducente e carica di passione, e da quel punto in poi l’Ingannatore non poté fare altro che cedere alla promessa che gli fece e che sugellammo con la nostra carne: libertà, potere, felicità e gioia senza compromessi, in un mondo in cui ci saremmo stati solo io e lui.
E così, nella passione di quei giorni, Angrboda e Loki divennero una sola carne e un solo sangue, assetati di vita e di piacere, liberi da ogni convenzione, da ogni vincolo, come animali selvaggi all’apice della catena alimentare; lupi famelici pronti a ghermire chiunque entrasse nel loro regno; serpenti guardinghi, pronti a scattare per eliminare la preda con un solo, devastante morso.
La nostra passione esplose e Loki conobbe un amore furioso e libero, così come una seconda famiglia disposta ad accettarlo. Sarebbe stato felice, e libero, e fiero, come distruttore di mondi al mio fianco, per l’eternità, giacendo con la sua regina sul cumulo di ceneri che un tempo era il mondo che tanto ci aveva odiato…
E avrebbe vissuto, a dispetto delle profezie… e sarebbe stato davvero felice, passando al lato opposto a quello a cui era abituato, libero finalmente dalla sua gabbia dorata.
SIGYN:
Quando l’ho sposato, sapevo che non sarebbe stata una vita facile, ma non mi aveva mai importato: parenti e dei, comuni e nobili… tutti mi etichettavano come la pazza che aveva sposato il Burlone di Asgard, il gigante reietto, il tessitore di Inganni. Ma loro non vedevano quello che vedevo io ogni giorno.
Il fuoco è pericoloso e fa male solo se cerchi di farlo diventare acqua. Odino probabilmente aveva questa intenzione quando acconsentì a farmi sposare con lui: sperava che io fossi colei che avrebbe trasformato il fuoco in acqua. Il mio unico ardire, invece, fu quello di sperare di trasformare il fuoco selvaggio nel fuoco del nostro focolare…
Per quante notizie stavano arrivando arrivano alle mie orecchie, tra tradimenti e nuovi figli, per me nulla sarebbe cambiato: avrei continuato ad aspettarlo qui, a casa sua, a braccia aperte… nella speranza di poter tornare a vivere, anche se costantemente in bilico tra normalità e follia, con il mio adorato stretto tra le braccia…
ANGRBODA:
“COSA VUOL DIRE CHE NON VUOI FAR PARTE DI TUTTO QUESTO?!”
Il mio urlo di rabbia scosse e scuoterà in eterno la Foresta di Ferro: Loki mi lasciava… andava via, perché non voleva uccidere i suoi “fratelli”…
Stupido idealista! E osava persino farsi chiamare Bugiardo e Ingannatore! Sciocco, Stupido, Ingenuo, ecco cos’era! Perché non riusciva che ciò che gli proponeva era l’unico modo per farlo vivere libero e in pace fino al giorno inevitabile della fine!?
Sofferenza, morte, pianto e forca lo attendevano se fosse andato via dalla nostra casa, dalla nostra foresta, assieme ai nostri inconsapevoli figli! Avevo pianificato la distruzione di Asgard per secoli, ma volevo risparmiare lui!
Il destino era già stato scritto, per tutti noi, ma ciò che è scritto può essere manipolato, e io volevo salvarlo da ciò che era stabilito! Ma no! Ovviamente il cuore del signorino Ingannatore era troppo tenere per dar fondo a tutte le fiamme colme di odio che albergavano in quel pertugio claustrofobico del suo cuore d’oro!
Se ne sarebbe pentito! Avrebbe capito che il cuore di Angrboda non poteva essere sfruttato e poi gettato via con tanta facilità! Avrebbe capito che il mio era l’unico modo per tenerlo libero e in vita, lontano dai drammi e lontano dalle brutture che presto i suoi fratelli avrebbero perpetrato!
Tutto questo gli urlai mentre andava via, mentre scappava dalla Signora dei Lupi che tanto aveva cominciato a temere per il solo fatto che lo aveva amato così tanto da voler ridurre il cosmo in cenere pur di tenerlo in vita…
SIGYN:
Successero tante cose quando Loki Laufeyson tornò ad Asgard… molte furono spiacevoli, e rattristirono me quanto lui. Seppi di Angrboda, che mai, in cuor mio, riuscii a catalogare come rivale… e ovviamente seppi degli altri figli di Loki, condannati a qualcosa di atroce. Quando il mio amato varcò la soglia di casa, era distrutto e spaventato.
Ma io ero lì, come sempre avevo avrei fatto, e non mi importava di tutto il resto… presi mio marito tra le braccia e lo strinsi forte mentre lui, senza dire nulla, affondava il viso nel mio seno, implorando perdono per ogni cosa.
Continuai a non dire nulla mentre lo facevo sedere a tavola coi suoi più che entusiasti bambini, mentre gli servivo la cena e mentre gli carezzavo la mano nel frattempo che lui consumava il suo pasto, quindi lo portai nel nostro talamo e lì di nuovo lo strinsi forte e lo tenni a me, come il bambino in cerca di consolazione e amore che era sempre stato, bisbigliandogli sempre e soltanto una sola frase finché non prese sonno.
“Va tutto bene… va tutto bene…”
Sapevo che niente, in realtà, sarebbe andato davvero bene… non sono una fatua e sciocca donna degli Aesir… ma sapevo che era quello che il mio amato voleva sentirsi dire. Era l’unica vera cosa che Loki l’Ingannatore desiderava: accettazione e consolazione.
E io gliel’avrei data. Sempre.
ANGRBODA:
Fissai il suo ritorno all’alta dimora degli dei da lontano, severa ma non arrabbiata. Triste e malinconica, piuttosto.
Presto Loki, il mio compagno, avrebbe perso ogni cosa e sofferto della perdita più dura che si potesse provare. E né io né la povera e dolce Sigyn avremmo potuto salvarlo. Quel giorno l’Ingannatore avrebbe capito a cosa avesse rinunciato allontanandosi da me, ma non sarebbe stato un giorno di gloria per la Regina dei Lupi.
La gloria era ormai ben lungi dalle nostre esistenze… rimaneva solo quello strano legame che, volente o nolente, mi avrebbe sempre legato alle sorti dell’Ingannatore… l’unico uomo per la cui salvezza avrei volentieri sacrificato l’universo…
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Racconto di Vittorio Grimaldi.
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