Inverno, 1230 A.D.

 

Re Dimas impugnò la lancia con due mani e si mise in guardia, la punta di legno diretta al petto di Malekith.

«Ricominciamo. Ripeti da capo.»

Mal affondò la sua lancia verso il ventre del padre.

«Il villano riempie il suo cuore con la paura.»

Il re deflesse il colpo con l’asta e si spostò di lato. Mal attaccò ancora.

«Un principe non può dirsi tale fintanto che non elimina la paura dal suo cuore.»

La punta di legno mancò di un soffio il braccio avanzato. Mal tirò con tutta la forza che aveva per tornare in guardia. Colse un guizzo negli occhi di suo padre, ma era troppo tardi. Trattenne il fiato, la lancia del re batté via la sua. Il principe chiuse gli occhi, d’istinto, e alzò la lancia per proteggersi. Lo schiocco del legno che cozza contro il legno glieli fece riaprire.

L’ho parato!

La sua lancia aveva fermato l’attacco di suo padre di stretta misura. Incrociò il suo sguardo e il suo sorriso si spense.

«Hai chiuso gli occhi.»

Re Dimas calò una bastonata sul dorso della sua mano. Il dolore fu così forte che Mal lasciò andare la lancia e fece due passi indietro. Si strinse la destra con la sinistra e gemette. Suo padre sospirò e gli voltò le spalle. In pochi passi tornò sotto alla statua di bronzo che stava al centro della sala d’addestramento. Malekith I, assiso nella sua posa da battaglia, con lo scudo e la lancia in mano, aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Malekith ragazzo soffocò le lacrime.

«P-padre, mi dispiace. Vi prego, riprendiamo, n-non mi sono fatto male.»

Il re rimase a capo chino davanti alla statua del suo predecessore.

«No. Basta così.»

«Ve lo giuro, mi impegnerò di più!»

«Ho detto basta, Malekith.» Re Dimas appoggiò la sua lancia al plinto rettangolare su cui stava la statua. «Rimetti a posto la tua arma.»

Il principe si morse la lingua.

Sei uno stupido! L’hai deluso per l’ennesima volta, codardo!

Prese la lancia e andò a infilarla nella rastrelliera, assieme alle spade di legno. Suo padre gli fece cenno di avvicinarsi.

«Vieni qui.»

Il ragazzino si fece avanti a testa bassa.

«Mi dispiace, padre.»

«Dispiace a me. Il mio compito è insegnarti. Se tu non apprendi, l’errore è mio.»

No! Sei tu che sei un codardo!

Re Dimas si passò una mano tra i capelli.

«Solo che non capisco quale sia il mio errore. Mio fratello è cresciuto con questi esatti precetti. Tuo nonno li aveva scritti apposta per lui.» Posò la mano sulla spalla di Malekith e osservò la statua. «E guarda cosa è diventato. Il più grande eroe di questa nazione.»

Il principe deglutì. Il volto di suo zio, inciso nel bronzo, era serafico. I lunghi capelli erano stati scolpiti per simulare la sua lunga chioma che ondeggiava al vento. Malekith strinse i pugni.

Devo essere come lui.

Re Dimas si inginocchiò davanti lui e gli prese il volto tra le mani.

«Me lo ricordi tanto, sai? È per questo che ti ho chiamato così.»

I suoi occhi erano lucidi.

«Io sapevo che saresti stato come lui. Lo sapeva anche tua madre, che Kell benedica il suo spirito.»

Malekith tornò di nuovo sulla statua.

«Come ha fatto lui a sconfiggere la paura?»

Suo padre gli accarezzò una guancia. La sua mano era ruvida, le dita piene di calli, ma era calda. Così tanto che il ragazzino la sentì scaldargli tutto il corpo.

«Tuo zio era un principe. E un principe sconfigge sempre le sue paure.» Scosse la testa e lo strinse ancora. «Tutto quello che faccio, lo faccio per te. Se ci lasciamo dominare dalle paure, non siamo diversi dagli uomini che dobbiamo comandare. L’onore è ciò che ci distingue da loro. È con l’onore che si vince la paura. Se non abbiamo onore, non abbiamo alcun diritto di guidarli.»

«Ma zio Malekith… lui è…»

Suo padre annuì.

«Tutti dobbiamo morire. Mio fratello ha scelto di farlo difendendo la sua famiglia e la sua terra. È stato un eroe.» Chinò il capo. «Io amavo mio fratello, figlio mio. È per questo che ti ho dato il suo nome. Per portare avanti il suo spirito.»

Lo lasciò e si mise in piedi, si diresse all’uscita.

Non ti amerà mai, perché hai paura! Sei solo un codardo!

«Padre!»

Re Dimas si fermò, ma non si voltò.

«Io sarò un eroe, ve lo giuro, padre.» Malekith aveva gli occhi che bruciavano. «Ve lo prometto, non vi deluderò.»

Suo padre lo guardò e sorrise. Mal sentì di nuovo il calore della sua carezza sulla guancia.

«Lo so, Malekith. Confido in te.»