Protocollo di Contenimento Speciale:
MF-53D14 è contenuto in una stanza insonorizzata e priva di finestre presso il Sito “Paeonia”, Italia. La stanza deve essere arredata solo con il minimo indispensabile per mascherare l’anomalia: una scrivania, una lampada e una libreria vuota. L’accesso è limitato al personale Esperto, dopo le indicazioni del superiore Crane Adam (sezione americana). Ogni interazione richiede autorizzazione preventiva da parte della Mayflower Foundation e supervisione diretta. Durante le sessioni sperimentali, MF-53D14 deve essere monitorato tramite telecamere per rilevare eventuali effetti cognitivi o visivi anomali sui soggetti. Al termine di ogni test, i partecipanti devono essere sottoposti a valutazioni psicologiche e creatività tramite specifici esercizi di scrittura.
Nota. Ogni testo scritto nella stanza in presenza di MF-53D14 deve essere archiviato nella sezione [REDATTO] per analisi.
Descrizione:
MF-53D14 ha l’aspetto di una sedia di legno dallo stile impero risalente al XIX secolo, simile a quelle utilizzate nei salotti letterari europei dell’epoca. Le analisi chimiche confermano che la struttura è composta da Olea europaea, ma sono presenti tracce inspiegabili di grafite nei nodi del legno. MF-53D14 mostra segni di usura dovuti all’utilizzo frequente, con graffi e macchie sul sedile imbottito. L’anomalia principale di MF-53D14 si manifesta quando un individuo si siede su di essa per comporre un testo creativo, in particolare narrativa scritta. La durata della seduta influisce direttamente su due fenomeni correlati:
- Declino Cognitivo Creativo: Il soggetto perde gradualmente ispirazione, fantasia e abilità narrative. L’effetto si manifesta inizialmente con piccoli blocchi creativi, fino a una totale incapacità di produrre idee originali.
- Assorbimento delle Capacità Precedenti: MF-53D14 registra e replica le capacità narrative degli scrittori precedenti, conferendo temporaneamente al soggetto seduto le loro competenze stilistiche, tono e capacità letterarie. Talvolta, cambi di personalità.
Gli effetti di MF-53D14 si amplificano in proporzione al tempo trascorso sulla sedia e al numero di autori precedenti che hanno interagito con essa. I test svolti sulle [REDATTO] dimostrano che scrittori meno esperti tendono a cedere più velocemente alla perdita di creatività, mentre autori professionisti possono resistere più a lungo prima di subire un declino irreversibile.
Recupero:
MF-53D14 è stato rinvenuto nel [REDATTO] durante il sopralluogo della Mayflower Foundation sezione italiana “Fiore di Maggio” presso una villa abbandonata nella città di [REDATTO], Italia. La villa apparteneva a [REDATTO]. All’interno dello studio, agenti della Fondazione hanno trovato MF-53D14, circondato da fogli scarabocchiati e manoscritti incompleti.
INCIDENTE 53D14-a: Testimonianza dell’Agente Semplice #9641
Luogo: Sala Interrogatori, Sito “Paeonia”
Accesso: Autorizzato solo al personale Esperto
Nota del supervisore Crane Adam. Questo documento è la trascrizione integrale della confessione dell’Agente Semplice #9641, riportata durante un interrogatorio formale in cui non riusciva a comunicare se non attraverso la scrittura a mano. Nonostante il suo tono elevato su testo, l’Agente mostra i chiari segni di deterioramento emotivo e linguistico progressivo.
Crane: «#9641, può dirci perché si ritrova in queste condizioni?»
#9641: “Dirvi? Non posso più farlo. Non riesco neppure a mettere insieme una frase sensata senza sentire un peso, come se ogni parola mi fosse strappata con la forza. Ma suppongo sia giusto che sappiate la verità. Se non altro, il peso della mia colpa sarà pubblico. Quando MF-53D14 giunse al Paeonia, fui io a redigere il primo rapporto. Oh, quanto ero entusiasta! Un oggetto così banale, eppure pervaso da una singolarità che sfidava ogni comprensione. Una sedia! L’idea che un semplice mobile potesse intrappolare, manipolare e restituire l’essenza creativa di chi vi si sedeva la rendeva tanto affascinante quanto inquietante… Oh, se ero determinato a comprenderla, a catalogarla, a sezionare ogni sua proprietà per farne un modello di studio per le generazioni a venire.
Vedete, all’inizio, si trattava di egoistica curiosità. La prima volta che mi sedetti su MF-53D14 fu un’azione pragmatica. Avevo una pila di rapporti arretrati che mi aspettava, e il tempo sembrava insufficiente. Sapete come funziona, Crane. La pressione, i rapporti che devono essere perfetti, i dettagli che non possono sfuggire. Mi convinsi che non vi fosse nulla di male nel trarre un piccolo vantaggio dalla sedia, giusto per guadagnare qualche ora di efficienza. Ed è esattamente quello che accadde: efficienza. Non so spiegare come, ma sedermi su quella sedia trasformava i miei pensieri in qualcosa di… Geniale. Le parole fluivano dalla mia penna, come acqua cristallina da una sorgente, fresche e dissetanti. Le frasi si susseguivano, precise e armoniose, come se fossero già scritte nella mia mente.
Compilai dodici rapporti in una sola seduta. Dodici! Ognuno migliore del precedente. Ricordo che mi dissi, con un tono quasi solenne: ‘Ecco a cosa servono i veri strumenti della conoscenza.’ Tuttavia, non era solo la rapidità a colpirmi. C’era qualcosa di diverso nel mio stile. Non ero più io. C’erano inflessioni, scelte lessicali e giri di frase che non mi appartenevano. Una strana eloquenza che, al tempo, trovai quasi poetica. Non era spaventoso; al contrario, era esaltante. ‘La sedia esalta il meglio di me,’ mi dissi. E così, continuai.”
Crane: «#9641, riesce a smettere ora? Non poteva fermarsi prima?»
#9641: “No, no. Non sia sciocco, non potrei. E ovviamente continuai a usare la sedia, naturalmente. Come avrei potuto fermarmi? Mi sedevo e la disperazione lasciava il posto a quel meraviglioso flusso creativo. Mi alzavo ed ero più svuotato, spento. Una candela senza stoppino. Ma non è la sedia ad avermi condannato. Sono stato io, con la mia arroganza, il mio desiderio di eccellere. Pensavo fosse un po’ un gioco, di essere immune, pensavo di poterla controllare. Ora so che nessuno può. È lei che scrive la nostra fine, una parola alla volta.”
Crane: «#9641, dovevi rispettare i protocolli.»
#9641: “Vede, Adam caro, la mente è un vaso fragile: ogni volta che mi sedevo qualcosa dentro di me si frantumava, un frammento alla volta, eppure non potevo farne a meno. L’ispirazione che MF-53D14 conferiva non è infinita: si potrebbe dire che viene presa in prestito, sottratta. Ogni idea brillante che producevo era accompagnata da un silenzio sempre più profondo nella mia mente. Un silenzio opprimente. Ricordo la prima volta che lo notai. Era poco prima di Natale. Un collega mi aveva chiesto di scrivere un biglietto per il capo, visto che ahimè mi ero vantato di essere uno scrittore. Una sciocchezza, davvero, ma quando presi la penna in mano… beh, non accadde nulla. Nulla. Non un’idea, non una frase. Mi sforzai per ore, ma il foglio rimase bianco. Quel silenzio dentro di me era diventato un vuoto, e in quel vuoto sentivo qualcosa che rideva. Lo scrittore in me osava prendersi gioco delle mie povere dita rafferme. Senta, io voglio la sedia, ho bisogno di lei!”
Fine trascrizione 53D14-a.
Nota del supervisore Crane Adam. L’Agente Semplice #9641 è stato rimosso dal suo incarico e trasferito in terapia presso il Reparto Psicologico. MF-53D14 rimane sotto sorveglianza attiva. Le implicazioni personali di questo evento sono state utili per approfondire la comprensione degli effetti psichici e cognitivi dell’oggetto.
INCIDENTE 53D14-b: Test sul prigioniero “Lockwood B.”
Luogo: Sala di contenimento #35, Sito “Paeonia”
Nota del Dottore “Turpi M.”. Saranno riportati, di seguito, frammenti di testi scritti dal prigioniero “Lockwood B.” – da qui in poi denominato solo come prigioniero, o soggetto – durante i test con l’oggetto MF-53D1A. Il soggetto è stato scelto tra altri come cavia perché privo di morale, o anima. Per ulteriori informazioni e approfondimenti, consultare il fascicolo [REDATTO].
Dott. Turpi: «Lockwood, riesce a vedere la sedia davanti a sé? Le chiedo gentilmente di sedersi e collaborare, non si comporti come al solito.»
Il soggetto si dimena nella camicia di forza, mostrando ancora una volta segni d’insofferenza per i metodi richiesti al suo contenimento. Data la museruola al volto non può parlare, tuttavia esprime suoni di dissenso. È richiesto l’ausilio del personale armato per costringerlo a sedersi su MF-53D14 e, dopo essere stato ammanettato per la mano destra, gli sono stati forniti sia una risma sia penna a sfera.
Dott. Turpi: «Perfetto, come al solito lei è un palo in culo, Lockwood. Ora scriva, scriva ciò che vede e sente, ci narri ciò che la sua mente perversa pensa… Se ne è ancora capace.»
Il soggetto, impugnata la biro, scrive lentamente e mettendo cura su ogni lettera. Compiuto lo scritto, la calligrafia risulta perfettamente leggibile ma con evidenti manipolazioni per via di un linguaggio non appartenente alla cavia.
Lockwood: “Esito, poiché un mare tinto di sangue mi avvolge se oso guardare. Una voce sussurra dai confini dell’orizzonte, come un canto che lacera la carne e si insinua nelle mie ossa. Vi sono ombre, troppe da poter contare, e tutte mi guardano. Perché mai, se l’estro lirico è ciò che definisce uno scrittore, sono circondato solo da assassini? Ah, non ch’io sia differente, avendo tolto la vita per diletto.”
Dott. Turpi: «Sei un po’ drammatico oggi, Lockwood.»
La scrittura riprende su un foglio nuovo, tuttavia è da notare come la velocità si aggravi e con lei il tratto della penna.
Lockwood: “Non v’è spazio per i soliti teatrini, dottore. Il legno d’ulivo pulsa, respira come avrebbe fatto in caso di radici, una carnefice tanto bella quanto siderale. Una Signora Rossa, si potrebbe dire. Vuole di più, sempre di più. La potresti chiamare ‘Fame’, e di lei io sono il pasto.”
Dott. Turpi: «Interessante. Continui, Lockwood. Che cosa vuole da lei “Fame”, l’oggetto MF-53D1A?»
La volontà della cavia si fa assente, e questi fissa il vuoto per quarantasei secondi spaccati. Ne segue un movimento frenetico della mano del prigioniero. Pare evidentemente mossa da una forza esterna. La scrittura diviene sporca, marcata.
Lockwood: “La parola è un vincolo per chi legge, una catena per chi ascolta. Sotto certi punti di vista, le parole sono frammenti di anima. È per questo che le parole feriscono più delle armi, HO RAGIONE?”
Dott. Turpi: «Non sia ridicolo, non abbiamo mai trovato alla Mayflower alcuna traccia scientifica o paranormale dell’esistenza dell’anima. Ancor meno dell’anima da scrittore, su.»
Il prigioniero ride di gusto, poi si sforza di scrivere parole di senso compiuto su un foglio preso alla bell’e meglio. Affascinante notare come preferisca una pagina nuova per ogni risposta, nonostante la precedente abbia ancora molto spazio disponibile. La cavia è come infastidita dalla visione di pagine vuote. Dopo l’utilizzo di molteplici fogli è impossibile riscontrare un senso logico in quelli che potrebbero essere definiti ‘scarabocchi infantili’.
Dott. Turpi: «Ma cosa stai scrivendo?»
Lockwood: “Un guscio vuoto è la cosa migliore che mi sia mai capitata. Ci nuoto dentro, qui. La prima volta e unica, probabilmente, ma non dimenticherò mai quest’emozione.”
Dott. Turpi: «Smettila di scrivere fesserie! Guscio? Di che parli! Se sei sempre tu, Lockwood, e mi accorgo che stai mandando all’aria lo studio…»
Lockwood: “Sempre tu, non io. / Il tempo perso sfuma. / Chi resta, chi va?”
Nota del Dottore “Turpi M.”. Dopo la poesia, il soggetto mi ha aggredito con la penna a sfera, provando a colpirmi come poteva con la mano libera dalle manette e ferendomi alla spalla mentre leggevo la sua poesia. Non avendo soddisfatto l’intento omicida, prima che gli agenti intervenissero, il prigioniero si è colpito più volte il petto e la gola con l’ossessione di colorare le pagine col suo sangue. Alla vista della risma si è calmato, tanto che la sedazione non è stata più necessaria. La cavia non è stata più in grado di parlare da quel momento. Sconsiglio di continuare i test della sedia con l’ausilio di “Lockwood B.”, data la sua natura di persona priva di ‘anima’. Sono stati rilevate alcune citazioni a creature di cui abbiamo già nota, tuttavia non siamo in grado di comprendere come la sedia – o le entità all’interno di essa – ne fossero a conoscenza. Sospetto il coinvolgimento del compianto Agente Semplice #9641.
Racconto di Julia Strife
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