Imboccammo non so quante gallerie prima di vedere un’apertura di fronte a noi. Sui lati di quel corridoio più grande percepii delle scritture. «Cosa sono, Dar-uj?» Non avevo tempo di sondare la sua mente.

«Pensa a correre capo.»

«Sono pitture rupestri», disse Delia. «Raffigurano un uomo che scende dalle stelle. Lì c’è un’astronave, sembra una della Virgo.» Proseguimmo così, in silenzio, per qualche metro.

«Riprendono: qui l’uomo tiene in mano la piramide di tecnologia dell’altare e qui c’è una sorta di scheletro rosso fuoco che gli fornisce qualcosa, un oggetto.»

Ci fermammo: dietro di noi i cloni avevano smesso di fare rumore. Il Saggio sbraitava qualcosa di incomprensibile. «Un incantesimo! Muoviamoci.»

Delia m’inviò fugace l’ultima pittura: l’uomo dell’astronave usava l’oggetto e diventava un Saggio delle Pozze.

 

Arrivammo alla fine del corridoio e scoprimmo un’orrida sorpresa: terminava in uno strapiombo su una enorme caverna senza fondo, illuminata da grossi fuochi di Ægori violaceo corrotto dal Loath del Saggio. Sul soffitto e sul fondo nessuna traccia di altri corridoi, ma fu verso il basso che trovammo il vero orrore: nel buio, solo in parte rischiarato dalle fiamme, giacevano pile e pile di corpi di Tonalisti o di loro cloni, in forma animale e umana. Il Saggio aveva accatastato sia i suoi esperimenti mal riusciti, sia i cadaveri dei compagni Tonalisti dispersi. Pregai che la loro anima fosse andata oltre e che non avessero creato pulsar oscure.

ßashir cesellò i miei pensieri: «Con così tanto dolore, dubito.»

«Non c’è via d’uscita», dissero in coro Delia e Dar-uj.

«Posso crearla.» Tagdana andò al bordo del precipizio e concentrò i suoi poteri Gedoman per generare dal fianco della grotta una scala. Gerdu le stava accanto, sfruttando le sue capacità per gestire la manipolazione della pietra. Salirono piano piano i gradini creandone altri. «Se arrivassi in cima potrei…»

Non ci fu tempo: creai una barriera mentale appena in tempo per parare l’attacco del Saggio, che mi scaraventò comunque nel precipizio. Atterrai tra i corpi di altri Tonalisti e cloni, cercando con aghi e tentacoli di rimettermi in posizione d’attacco. Saettai il pensiero verso i compagni per sapere come stavano: Tagdana e Gentru continuavano a creare la scala, mentre Dar-uj teneva a bada i cloni uccidendoli all’istante con i suoi xuriqen intrisi di veleno. Quanto a Delia e ßashir, li sentivo preparare il loro bagliore–

Il Saggio fu sopra di me, però, con il bastone pronto a colpire. Schivai il colpo, piantandogli tre aghi in petto e scivolando con la mente dentro il suo corpo tramite essi: la sua mente mi diede un conato di vomito, le sue immagini-ricordo erano troppo intrise di morte e omicidio per poter essere manipolate.

«Come ci si sente, Tonalista?», comunicava telepaticamente. «Ora potrai sentire i tuoi compagni morire.» Tagdana e Gentru erano allo stremo delle forze e avevano scavato solo mezzo metro nella roccia e Dar-uj era passato ad usare la coda-sciabola, segno che era agli sgoccioli di potere: come aveva sentito prima, la caverna era troppo profonda per inglobare Marea a sufficienza per tutti.

Il Saggio colpì dritto alla mia bocca, sentii il fluido vitale scorrere fuori copioso. Provai a penetrare la sua mente dagli occhi, coprendoglieli con i tentacoli: lui però fu più veloce e volse la testa portandomi a toccargli le orecchie. Sentii chiaramente il suono di ricordi passati, ma erano troppo deboli per manipolarlo; riuscii però a distrarlo, disattivandogli l’udito alle spalle. Mi sarebbe bastato tenerlo occupato per far sì che un attacco dei miei compagni lo colpisse alla schiena…

«Ora, morirete!» Aveva ragione. Tagdana aveva smesso di scavare e ora difendeva insieme a Dar-uj i compagni, che erano sul punto di–

Il Saggio sgranò gli occhi: la nostra connessione mentale aveva portato anche a lui la conoscenza dell’errore. Delia e ßashir erano troppo agitati.

«La senti la loro paura?», il Saggio si teneva a distanza, cercando di evitare i miei tentacoli. «L’ho generata io quando ho analizzato i vostri corpi al Duentu, mentre riposavate. Vi ha resi codardi e patetici! Che ironia.»

La paura stava spingendo Delia e ßashir a incanalare troppa anima e ora anche Gentru, Tagdana e Dar-uj stavano preparando il loro Bagliore: se fossero esplosi tutti contemporaneamente e senza controllo, l’onda d’urto avrebbe ucciso tutti… compresi noi! Ma il Saggio?

Il suo bastone iniziò a vorticare, concentrando il residuo di Marea in un punto in alto, sopra le nostre teste. Mi spinsi più vicino possibile e riuscii ad agguantarlo con i tentacoli, trascinando le sue braccia verso il basso: puntava bastone e piramide verso il centro del vortice di Marea, tentando di creare un portale. Come poteva pensare di sopravvivere con un portale così piccolo… allora capii.

Lui era il suo progetto, sarebbe stato l’ultimo Saggio ad avere l’anima traslata in un altro corpo e aveva certamente un corpo ospite oltre il portale: non voleva saltare direttamente nel vortice, ma farci passare la sua anima! A questo punto c’era una sola soluzione… un miracolo doveva avvenire…

«Non fuggirai», dissi. Poi, sperando mi perdonassero, diressi tutta la mia forza mentale verso i miei cinque compagni infondendo in loro tutti i peggiori incubi della mia mente. La mia forma Ishgor assunse aspetto criptoide, torreggiando sul Saggio: i miei tentacoli erano ora enormi e distrussero il bastone non prima di avergli sottratto la piramide di tecnologia.

«Pregate!», dissi ai miei compagni che, impauriti all’estremo dalle visioni che avevo loro infuso, esplosero i loro Bagliori senza alcun controllo: la caverna tremò e si riempì di una luce bianca che distrusse tutto. Cloni, corpi, pietra, perfino il Saggio vennero disgregati: sentii il suo ultimo urlo, consapevole di aver perso.

Poi, la mia mente svanì.