Le ultime da Ystoriel

I territori nord-occidentali di Ystoriel sono in rovina. Il conflitto contro gli Angeli e le loro orde di nephilim ha portato i vari regni a ridursi a territori più piccoli, amministrati come città stato, con gli eserciti schierati lungo le marche per fermare qualsiasi intruso. Le terre fuori da questi confini sono quasi abbandonate: sparuti villaggi sopravvivono perché al sicuro tra le montagne, in mezzo alle paludi o immersi in fitte foreste. Tutto il resto è il regno dei predoni. Tutto tranne le “zone tossiche”, dove, attualmente, nessun essere vivente può introdursi senza morire o subire terribili mutazioni. Esistono sette di queste zone, una per ogni Angelo caduto durante la battaglia, e hanno un raggio di circa 200 chilometri ognuna. Qui il terreno e l’acqua sono avvelenati, le piante rinsecchiscono o crescono in maniera abnorme. La maggior parte degli animali sono morti, altri hanno assunto forme non naturali e si trascinano come malati per le zone tossiche. Altri ancora sono stati trasformati in veri e propri mostri dalla strana “magia” che inquina l’aria.

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Dagli archivi di Sinesgarmo

Sulle origini del cosmo.

[…] a quei tempi i piani esistenziali erano ancora ben distinti tra loro, e le entità che li abitavano erano completamente ignare della presenza di altre dimensioni. D’altronde non esistevano strade, ponti, scalinate o montacarichi che le collegassero, e la possibilità che l’abitante di una dimensione potesse raggiungerne un’altra era completamente da scartare. O quasi. È noto, infatti, come i pochi inquilini del piano Materiale, nonostante obbligati alla forma fisica, siano mossi da coscienze capaci di traslare a piani non materiali in particolari occasioni (sonno, uso di stupefacenti, morte). Ciò fece in modo che le entità astratte ricevessero le prime informazioni sul mondo materiale, e ne furono veramente affascinate e incuriosite. Quelle creature, abituate da sempre al semplice essere, vennero messe al corrente di verbi come avere, vedere, sentire, toccare e andare, e andarono in confusione. Non capivano assolutamente di cosa si parlasse, ma desideravano ardentemente parteciparvi. Il loro desiderio si tramutò in realtà quando avvenne La Grande Collisione Dimensionale. Fu un avvenimento unico nell’universo e lasciò molti stupefatti, soprattutto i gatti. Come suggerisce il nome stesso, per cause che ancora nessuno conosce – anche se qualcuno si azzarda a ipotizzare che la colpa sia delle onde gravitazionali – i piani esistenziali si sovrapposero l’uno sull’altro, di fatto annullando la primordiale distanza che tra di essi esisteva. Il cambiamento, seppure epocale e con enormi conseguenze nella vita di tutti gli abitanti di tutti i piani, fu dapprima notato soltanto dalle entità di quelli più astratti (e dai gatti, come detto sopra), che d’un tratto si trovarono a percepire un mondo che era l’opposto di quello in cui erano finora vissuti (anche se “vivere” non è un verbo adatto a simili creature). I vecchi spiriti, come al solito, cominciarono a borbottare e a lamentarsi verso un simile cambiamento, e preferirono starsene immobili nei punti più vuoti dell’universo. Lo stesso non si può dire dei più giovani, che furono invece colti da grande entusiasmo e viaggiarono per distanze incommensurabili alla ricerca di infinite sensazioni.

– Estratto da: “La Storia di Ystoriel, raccontata dal Savio Gatto Mewlbert”. Edizione Originale. 

Sulla nascita degli Dèi.

Una delle cose sconosciute, o a malapena percepita, nel piano astratto era il tempo. Nei vari mondi del piano fisico (quelli abitati), questo era tenuto molto in
considerazione e grazie ad alcuni gatti dalla memoria formidabile si può dire con sicurezza quando La Grande Collisione Dimensionale ebbe luogo. Secondo il calendario più usato su Ystoriel – quello creato dai monaci tatuatori del monte Athar – l’incredibile incidente avvenne all’incirca nel quindicimillesimo anno dalla fine dell’Era Zero, e quindi della tremenda Guerra dei Mostri Titanici. In quell’esatto momento non accadde nulla su Ystoriel, a parte una folata di vento particolarmente gelida; dovettero passare altri quattromiladuecento anni prima di un contatto con delle entità della dimensione astratta. Arrivarono baldanzosi e divertiti dopo aver visitato milioni di mondi disabitati, fatti solo di roccia e di fuoco. Videro che lì c’era la vita e ne rimasero affascinati. Erano spiriti molto potenti, capaci di interagire in modo stupefacente con il mondo fisico. Avevano imparato a produrre suoni facendo vibrare l’aria (sapevano
imitare benissimo il rumore di un sasso che cade o il crepitio del fuoco). Potevano muovere l’aria con grande potenza e manipolare il calore, bruciando o congelando quel che gli pareva. Certo, erano cose strepitose da fare, ma nulla in confronto a ciò che si poteva provare in un mondo organico. La vita era una cosa bellissima. Quegli spiriti riuscirono a trasformarsi in carne, imitando le creature che abitavano quel mondo, e per la prima volta riuscirono a vedere, sentire, toccare, parlare e un sacco di altri verbi. Provarono il piacere e il dolore, e gli piacquero un sacco entrambi. Si accoppiavano e si ammazzavano come i matti, si abbuffavano di tutto ciò che potevano masticare, creavano cose bellissime ma allo stesso tempo vandalizzavano il mondo senza alcuna remora. Le popolazioni di Ystoriel, ancora agli albori delle loro civiltà, notarono certi strani avvenimenti, e ne furono piuttosto spaventati e spesso anche infastiditi. Gli spiriti si trovavano molto affini alle creature dotate di favella che abitavano quel mondo, e con piacere si manifestavano a loro in tutti i modi. Modi che molto spesso rispecchiavano chiaramente la natura infantile e priva di scrupoli di certe entità eteree. Furono chiamati Dèi (con ovvie e numerose traduzioni) e gli ystorieliani li temevano, li adoravano o li detestavano. Molti li ritenevano i creatori e padroni del mondo, alcuni pensavano fossero emissari di un dio maggiore (qualcuno non ci credeva, ma allora agli dèi non importava molto). Inutile dire che gli spiriti, vedendosi trattati con deferenza e timore, ne approfittarono non poco.

– Estratto da: “La Storia di Ystoriel, raccontata dal Savio Gatto Mewlbert”. Edizione Originale. 

Esegesi dei Lich.

[…] Su una cosa possiamo essere d’accordo, ovvero che la magia naturale è intrinsecamente legata alla vita. Visto che, a scopo illustrativo in questo volume, sono state date svariate definizioni di Magia Naturale, permettetemi di spiegare con precisione quale intendo. Con Magia Naturale intendo quella che non è derivativa di una particolare condizione, come la possessione di spiriti o demoni, né tantomeno quella di specifica origine divina o artificiale, dovuta quindi a un oggetto magico o a un’intercessione con i sommi piani degli dèi, o a qualunque altro essere. È questa il tipo di magia che si trova naturalmente in un essere vivente, in questo caso senziente, in misura tale da permettergli di usarla in maniera conscia per influenzare il mondo esterno.
Giacché ho aperto questa parentesi, ci tengo a precisare che sono favorevole all’interpretazione del Consiglio di Aurig sull’origine comune dei rituali magici, ed è mia opinione, per quanto impopolare negli ambienti accademici, che ogni essere vivente, e forse persino i minerali, possiedono un certo grado seppur minimo e infinitesimale di magia.

Detto questo, arriviamo alla trattazione principale del capitolo, ovvero il legame che intercorre tra un corpo defunto e la magia.
Questa pubblicazione non è intesa essere un grimoriucolo da due soldi per lerci negromanti in cerca del segreto per imbottigliare la morte, pieno di fallacie ed errori. Questa pubblicazione prenderà a riferimento solo gli studi acclarati e accettati dalle maggiori accademie di stregoneria e arcanismo di Ystoriel, quali il Sacro Collegio di Adelweiss, l’alta Accademia di Magia dell’impero di Asgàil, il direttivo per gli affari magici della Stella, l’alto Conclave di Vester, il coro Yi-jihon-to del Sommo Celeste di Ylang e ovviamente il Collegio degli Incantatori delle Terre Piane, che finanzia al mia ricerca qui a Urwine.
Ci dilungheremo più avanti sugli elfi Vesterith e sulla loro naturale immunità alla magia in entrambi i sensi, così come sulla classificazione e gli esempi di quali oggetti possano garantire poteri magici esterni.

In questo breve paragrafo voglio invece fare cenno alla condizione di quanti sono tornati dalla morte e hanno manifestato poteri magici.
Mi riferisco al caso di Alberich il Vanaglorioso e al fenomeno delle creature denominate Lich.
Un Lich o Litch che dir si voglia, è un non morto capace di utilizzare la magia. A lungo si è creduto che i poteri di queste piaghe viventi fossero dovuti a uno speciale passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti che segnava un individuo su diecimila, donandogli oscuri poteri.
La realtà però è ben diversa. Con i dati raccolti nel corso della mia ancor breve carriera, che ho segnato nelle note finali, vi illustrerò quali sono i modi che un Lich può avere e ha, nella storia di questa terra, avuto, per compiere incantesimi.

Il primo è senza dubbio alcuno quello dell’oggetto magico, un modo assai semplice ma altrettanto efficace per ottenere poteri e scagliare incantesimi. Non sono molti gli oggetti magici che non abbisognano di un legame con il portatore per funzionare, ma il caso che più viene alla mente in questa situazione è quella del Cavaliere di Ferro, Lord Utrecht di Bronnisbaughn. Questo nano, razza per natura poco confidente nella magia, utilizzava la famigerata spada Hettrigan, la quale aveva la capacità di sfruttare la forza vitale delle vittime uccise per generare incanti di portata anche considerevole, come nel caso della distruzione delle mura di Forge.
Attualmente la spada è conservata nel museo di Magia Oscura di Forge, città nella quale è stato stampato il libro che narra della sua storia e della distruzione di Lord Utrecht, cui il collega e amico Armonde Lunis ha lavorato per una recente riedizione corretta, che consiglio a tutti.

Il secondo modo è quello del favore divino. Creature di potenza divina, come Baruk, signore dei diecimila inferni, o Galitham, Colei Che Tutto Contorce, sono note per i loro interventi diretti nelle faccende mortali riguardanti l’argomento da noi trattato. D’importanza singolare è l’esempio di Otalomsaarr Grigavn, nome assunto dal Lich Dryen Vynicius Corr. Il suo nome significa, in antico dialetto Dryen, “Colui che serve Grig Sotto-ai-Flutti”, il dio affogato della cultura Dryen. La dedizione al culto di Grig da parte di Corr è oramai storia, così come anche la capacità del Lich corsaro di scatenare orde di non morti affogati e maree di energia spettrale addosso alle coste o alle navi avversarie.
Per maggiori informazioni sulla storia di questo individuo, la cui fine è ancora incerta e dibattuta, consiglio il volume “Il culto sommerso” di Kelath Kon Krell, maggior esponente Dryen degli studi sulla cultura di quel popolo all’infuori dell’Impero di Asgàil.

In ultimo, il terzo caso in cui può esistere un non morto capace di usare poteri magici è quello della possessione. Questo parrebbe essere il caso di Alberich, più che altro per assenza di prove che confermino i due casi precedenti e viste anche le peculiari capacità magiche del Vanaglorioso, che non parevano limitate da nessun tipo di scambio fisico-magico. Questa tuttavia è solo un’ipotesi personale, che per quanto azzardata trovo la più coerente. Che si tratti di demoni o spiriti o addirittura geni, vi è in realtà poco da dire, vista la scarsità di ricerche sull’argomento, che confido non tarderanno però ad arrivare (Al costo di doverle condurre io stesso.) […]

– Estratto da: Cossus Vandrakhar, Le riflessioni sulla magia. Trentaquattresima edizione, Urwine, 1219

Sui Sette Angeli del Vespro

Sarò schietto e breve, giacché i tempi lo richiedono e compilare testi su libri o pergamene è divenuto lusso per pochi. Questo mio primo resoconto attesta quelli che sono stati riscontrati essere i poteri dei sette angeli dopo la loro caduta, da una prima analisi fornita dai (pochi) sopravvissuti ai loro assalti e agli studi compiuti sui loro tumuli, per quanto tempestivi e di certo non troppo affidabili, date le circostanze. Una cosa possiamo affermare su di loro, gli angeli sono alieni, esterni al nostro mondo, forse addirittura al nostro universo. Per quanto siano stati sconfitti o banditi, non posso affermare, in fede, che altri non possano tornare in futuro. Ciò che abbiamo compreso sulla loro incomprensibile natura, è che questi esseri non hanno fatto altro che “divertirsi”, qui su Ystoriel. Il loro scopo non ci è chiaro, le loro ragioni sconosciute, ma è evidente quanto abbiano provato piacere nell’infliggere pene e dolorose torture agli Ystoreliani, ed è ironico come, anche dopo la loro morte, il mondo continua a pagare le conseguenze della loro venuta. Ma passiamo ai fatti. Gli angeli sono, appunto, sette. Stando ai documenti di quei pochi (e maledetti) seguaci del loro culto proibito, stando ad alcuni tomi ritrovati nelle oramai smarrite pergamene di Athar, possiamo denominarli in questo modo:

  • La Regina dei Chiodi: Colei che porta strazio sotto forma di spine e punte, affilate come rasoi e alte come montagne. Colei che tra tutte più ricorda in fattezze e forme i mortali di Ystoriel. Una donna avvolta in una corona di lame.
  • La Brace Vivente: Anche lui ricorda vagamente i tratti di un mortale Ystoreliano, ma il suo corpo è composto da placche di ferro ardenti, nere e brucianti come tizzoni, circondate da scaglie, aculei e fili di ferro avvolti nelle fiamme. Il suo solo passaggio è stato in grado di bruciare l’antica foresta di Illhebron come un qualsiasi falò.
  • La Piaga: Scrivo queste righe con il dolore nel cuore, in quanto questo essere è stato il responsabile della morte di mia moglie, e per poco anche della mia. Il suo aspetto è simile a quello di una gigantesca zanzara, con molte braccia, gambe e teste. È circondata da sciami di insetti di ferro che logorano le carni e che diffondono una strana malattia che consuma la pelle delle sue vittime…
  • Il Sogno Corrotto: Pare fosse un angelo in grado di logorare la mente, le descrizioni sul suo aspetto e sulla sua natura non sono mai risultate simili tra loro. Ogni testimone afferma di aver visto qualcosa di diverso in forma e consistenza, alcuni non hanno ricordato di averci avuto nemmeno a che fare fino a quando non ho stimolato i loro ricordi con delle droghe di mia preparazione. Molto poco si sa su di lui e sui sui poteri.
  • Lo Squartarealtà:  Un essere molto, molto alto, forse l’angelo più alto di tutti. È composto di lame così affilate che sembrano tagliare l’aria stessa. Nonostante la sua natura, molti testimoni affermano che più di una volta ha risparmiato la vita alle sue vittime (dopo averle mutilate, si intende). Alcuni affermano che camminasse con una sacca al suo seguito, ricolma di Ystoreliani vivi… che fine abbiano fatto quelle persone, non lo sapremo mai.
  • Il Triste Creatore: Un essere che sembra essere fatto interamente di fumo, di vapore, più in generale di sostanze incorporee. Ciò che è noto, è che al suo passaggio tutto si trasforma, la terra, l’acqua, le montagne, ogni cosa con cui l’angelo ha interagito è divenuta qualcos’altro. Lo stesso destino pare sia toccato a diversi Ystoreliani, ed è opinione di molti che dietro la formazione dei Nephilim si celi la sua mano, per quanto (come su molti aspetti legati agli angeli) non abbiamo prove e documentazioni a sufficienza per formulare giudizi empirici.
  • L’Avvolto: Un essere disgustoso, immenso, se camminasse su due piedi supererebbe lo Squartarealtà di almeno il doppio. Una gigantesca e puzzolente lumaca strisciante, dai molti volti e dalle molte braccia. Il suo potere è il più misterioso è il più bramato di tutti. L’angelo, infatti, sembra essere in grado di manipolare il tempo in maniere per noi inconcepibili. Il suo passaggio è stato breve, i luoghi da lui toccati molto pochi, ma l’interesse smosso verso questa sua peculiarità è forse il più grande tra tutti. Cosa potremmo fare se potessimo imparare a manipolare il tempo tramite il suo cuore? Potremmo impedire l’arrivo degli angeli? Ripristinare il mondo com’era prima di loro?  Potrei riportare in vita mia moglie?

– Pergamena anonima, ritrovata negli archivi di un relitto spiaggiato sulle rive settentrionali del Bephigrast.

Riflessioni su un’Apocalisse.

[…] Si potrebbe proseguire all’infinito nel parlare delle profezie sulla fine del mondo. Ne esistono talvolta due, tre o quattro in alcuni dei credi diffusi a sud, otto nel culto dei Dryen e dei loro dèi nascosti tra le nubi e sotto i flutti. Per la cancelleria ecclesiastica del Sommo di Adelweiss, il nome di questa fine è Apocalisse — che nulla ha a che vedere con “L’Itdel Semevriatar” o “Vespro Viridiano”, come denominato dai Savi —  e c’è già stata due volte. La prima, all’epoca della grande glaciazione, quella dopo invece all’inizio della terza era, e viene chiamata dai fedeli l’Ira di Dio, o la Furia Bianca.

Una cosa che però è comune in tutte le visioni, di cui si è discusso nel corso del volume, è la parte centrale che gli dèi giocheranno in questa caduta. Tanto nella mitologia del nord quanto in quella del sud, la lotta coinvolge sempre le divinità, e i mortali sono solo(!) chiamati ad aiutare. Eppure sono sempre questi ultimi a subirne le estreme conseguenze, venendo spazzati via o distrutti, a dare credito alle interpretazioni, oppure decimati e bisognosi di ripopolare la terra.

A tal proposito, è interessante notare come ci sia una sola testimonianza a noi pervenuta che tratti di una fine diversa, e che è profondamente legata al tema di questo volume. Questa non esclude gli dèi, stranamente, ma gli uomini. Nel linguaggio in cui ci è arrivata, la leggenda parla di Deireadh, cioè “Fine” e Glanadh, “Purificazione” o “Pulizia”. Sebbene non ci siano rappresentazioni grafiche a supporto del testo, la tavola, ritrovata presso il sito di scavo Thes Alta, nelle Terre Spianate, illustra la venuta prima della Fine, definita bianca e abbagliante, dal corpo nudo e gli occhi vuoti, e poi del passaggio della Purificazione. Riporto il passo alla lettera:

Con catene di serpi ella muove, e spazza, e strappa, e taglia, e macella. Bianca e abbagliante, passa e conclude, pone senso alla fine. Poiché quello è il nome con cui la chiameranno quando se ne accorgeranno.
È già successo. Succede in ogni dove. Ciò che ha inizio, ha Fine.
Dopo la fine viene il buio, il nero, che è la Purificazione. La sua spada di fuoco pulisce i resti, dissoda il terreno per i semi nuovi che verranno.
Perché così sarà.
Dopo il bianco viene il buio.
Dopo la fine si prepara l’inizio.”

È ancora dibattuto il significato reale della leggenda, riportata integralmente nel volume di Armonde Lunis “Le leggende perdute di Ystoriel, un’antologia critica.”. Alcuni colleghi antropologi — che non citerò per ovvi motivi — sostengono che la preghiera sia una versione “storpiata” della supplica alla Regina dei Chiodi — si veda il capitolo sesto, comma quattordicesimo sui Culti Proibiti del Nord-Ovest, di Magnus Meandor — anche se, a mio personalissimo giudizio, la correlazione è assai discutibile. Quello che importa ai fini della mia ricerca, cui pure il collega (e amico) Lunis ha partecipato con il suo prezioso contributo, è dimostrare l’unicità, oltre che l’importanza del caso qui analizzato, che rimane un unicum in tutta la nostra storia, almeno fino a ora.

La domanda che i maghi come me e Lunis non possono evitare di farsi è: che fine farebbe la magia se gli dei perissero, e rimanessero solo i mortali? […]

Estratto da: Cossus Vandrakhar, Le riflessioni sulla magia. Trentaquattresima edizione, Urwine, 1219